Al lavoro con Steinberg WaveLab 8

WaveLab 8A pochi mesi dall’uscita, ci siamo confrontati con alcune delle novità introdotte da Steinberg in Wavelab 8, cercando di capire in che modo questo software, considerato ormai uno standard, si stia evolvendo ulteriormente dopo la massiccia rivisitazione iniziata con la versione 7.

L’interfaccia, molto simile alla versione precedente, è stata snellita e gli elementi sono stati riposizionati attorno alla finestra principale (come il pannello di trasporto principale) per garantire immediatezza e pulizia dello schermo.
Se aggiornate dalla 7, potrete utilizzare i vostri layout personalizzati salvati in precedenza.

Nella sezione Master troviamo la nuova funzione Speaker Configurations, una vera e propria control room personalizzabile, in grado di gestire fino ad 8 differenti combinazioni di ascolto indipendenti.

Control Room

Il setup è davvero semplice, è sufficiente impostare per ogni layout le corrispondenze degli outputs fisici (da stereo a multicanale 7.1 in base alle disponibilità hardware) così da poter confrontare il proprio lavoro su differenti sistemi di ascolto o passare da una configurazione stereo a multicanale.

Inoltre si possono scegliere diversi input da indirizzare ai nostri speaker, e questo può essere molto utile per monitorare sorgenti esterne e confrontarle con il nostro materiale.

Ogni configurazione ha la regolazione del volume, una funzione molto utile che permette di gestire il livello dei diversi sistemi di diffusione in maniera completamente autonoma dal volume di uscita del software.

Output Setup

Output Setup

 

Consiglio: si può salvare una configurazione impostando negli outputs un canale fittizio o regolando il volume a zero, per ottenere l’equivalente del tasto Mute o Dim presente su ogni control room analogica in modo da poter attenuare il volume di 18dB o azzerarlo del tutto con un clic del mouse.

Output Setup

Mute

 

Fra gli strumenti di analisi c’è un nuovo arrivo, uno strumento indispensabile per i professionisti del broadcasting: il meter EBU R128, uno standard recente sul quale è doveroso fare un piccolo approfondimento.

EBU R128, a new hope?

Molti articoli sulla rete timidamente e quasi sottovoce annunciano che la dolorosa (per le orecchie) guerra del volume è destinata all’estinzione grazie ad un nuovo standard della EBU (European Broadcasting Union) detto EBU R128. Se questo può avverarsi nel broadcasting, nella produzione musicale tuttavia la strada sembra ancora lunga, ma sicuramente l’attenzione verso il problema sta crescendo e non è detto che la luce in fondo al tunnel sia poi così lontana…ma non divaghiamo, ecco di cosa si tratta.

Questo nuovo standard adottato da tutte le maggiori emittenti radiotelevisive europee, ha lo scopo di fissare un  livello di loudness, ovvero di percezione del volume, che sia identico per tutte le trasmissioni. Si parla dunque di normalizzazione del loudness.

Bisogna spiegare bene che questo non significa che il volume debba restare uniforme e costante nel tempo per tutta la durata di un programma. La rivoluzione introdotta da questo sistema consiste nel tenere in considerazione tutto ciò che accade in una trasmissione, dall’inizio alla fine. All’interno di un programma il livello sonoro può naturalmente variare a seconda delle esigenze artistiche e tecniche e la normalizzazione del loudness deve garantire che la media del volume di tutto il programma sia lo stesso di tutti gli altri programmi.

Questo interessa tutte le fasi di trasmissione di un segnale audio, dalla produzione alla distribuzione e messa in onda. L’obiettivo finale è quello di armonizzare i livelli sonori e conseguire una parità di livello di loudness universale a beneficio dell’ascoltatore.
Per garantire che la misurazione sia effettuata sui reali livelli udibili, lo standard prevede l’utilizzo di due gate in cascata, utilizzati non per silenziare i segnali audio, ma per escluderli dalla misurazione, evitando così che lunghi periodi di silenzio o suoni improvvisi di forte intensità delimitino in maniera non efficace il loudness range (LRA). Il primo gate è quello definito assoluto ed è tarato con una soglia molto bassa (-70 LU)  per fare in modo che non sia il rumore di fondo a descrivere il livello dinamico più basso; il secondo gate è detto relativo e viene tarato di -20 LU in base al livello di loudness assoluto.

In sostanza il LRA viene definito analizzando il livello più alto e il livello più basso di programma. Tuttavia, il percentile più basso del 10% viene ignorato come anche il percentile superiore del 95% al fine di evitare che fenomeni estremi come un unico colpo di pistola o di lunghi passaggi di silenzio compromettano il risultato complessivo.

Le raccomandazioni EBU suggeriscono di mantenere il valore del loudness a -23 LUFS  utilizzando la scala I con un’oscillazione di +/- 1 LU di tolleranza e il picco massimo del segnale fino a -1dBTP. Queste specifiche garantiscono maggiore dinamica e di conseguenza un miglioramento della qualità audio.

Loudness

Loudness

Legenda:

LU (Loudness Unit) e si riferisce al loudness relativo;
LUFS=LKFS (Loudness Unit in riferimento al Full Scale) è l’unità di misura del loudness assoluto;
dBTP sta per deciBell True Peak

I (i maiuscola) è la scala di lettura che misura la media del livello del loudness sul lungo periodo, cioè da quando si preme play a quando si preme stop;

S è la scala che si occupa dei valori intermedi;

M è la scala più rapida che misura i valori momentanei.

Come riflettevamo in precedenza per quanto riguarda la post produzione musicale, difficilmente questo standard riuscirà ad imporsi, per una serie di motivi, tra cui i sistemi riproduzione più comunemente utilizzati che non sono in grado di garantire una risposta dinamica adeguata.

Abbiamo fatto un esperimento.

Siamo partiti da un brano del 1971 estratto dal disco “McDonald and Gilles” rilasciato in versione CD nel 1990 e rimasto fedele al master originale.

Audio: traccia02.mp3

Loudness

Analisi WaveLab Is She Waiting?

 

Analizzando con WaveLab Is She Waiting?, nella scheda EBU R128 possiamo vedere come il livello di loudness integrato sia di circa -32 LUFS. Con interventi minimi di compressione upward, compressione parallela e saturazione “analogica”, abbiamo portato il livello di loudness nella finestra consigliata di -23 LUFS con una tolleranza di  +/- 1 LUFS.

Il volume è decisamente aumentato senza che la dinamica del brano sia stata alterata in maniera significativa (non è stato applicato un limiter essendo i picchi tranquillamente al di sotto dello 0 dBFS).

audio: traccia02_bis.mp3  

Loudness

Analisi WaveLab Is She Waiting?– Dopo

 

Come si può vedere il divario fra quello a cui siamo stati abituati dall’ industria musicale (con picchi di RMS fino a -10 dB/-9 dB) e il livello di ascolto di questo brano, è abissale.

Così abbiamo dimostrato in maniera banale che questo standard è indirizzato al mondo del broadcasting poiché non è stato pensato per un singolo avvenimento, come una canzone appunto, ma è nato per garantire a tutte le emittenti e tutti i programmi un livello comune, favorendo al contempo, un miglioramento del range dinamico e della qualità dell’ascolto.

Per saperne di più vi invitiamo a consultare la documentazione sul sito della EBU:

 

Continuando il nostro percorse fra le novità di Wavelab 8 troviamo l’algoritmo  MBIT+ per il dither, sviluppato da iZotope, sicuramente uno dei più sofisticati e diventato negli anni sinonimo di qualità.

Loudness

Izotope MBit +

Type: permette di scegliere il tipo di rumore: Type 1 basato su una funzione rettangolare di densità della probabilità; Type 2 basato su una funzione triangolare di densità della probabilità (più comunemente usata perché percepita meno dall’orecchio umano rispetto a quella rettangolare); MBIT+ è l’algoritmo proprietario sviluppato da iZotope.

Dither amount: da questo menù si può gestire il livello di dithering.

Le impostazioni None e Low possono lasciare un po’di distorsione dovuta al calcolo di quantizzazione, mentre valori elevati eliminano completamente la distorsione non lineare a

scapito di un leggero aumento del rumore. L’impostazione Normal è
sufficiente per la maggior parte dei casi.
Quando si utilizza Type 1 o Type 2, questo menù controlla il numero di

bit utilizzati per eseguire il dithering. Nella maggior parte dei casi 1 bit è sufficiente.

Noise Shaping: serve per rendere il rumore di dithering non udibile.
Un tipo di shaping convenzionale è un semplice filtro passa alto.
Le scelte vanno da Nessuna riduzione del rumore a Ultra, che abbatte di circa 14 dB la soglia udibile del rumore.
Quando si utilizza Type 1 o Type 2 si va da Simple che esegue semplici filtri passa-alto sul rumore; Clear si muove progressivamente verso la frequenza di Nyquist; Psych 5 è un filtro di 5° ordine progettato per spostare il rumore lontano da bande udibili; Psych 9 è un filtro di 9° ordine con caratteristiche simili al precedente.

Auto-blanking: Se questa opzione è attivata, MBIT + silenzia il dithering quando si verifica una condizione di silenzio per almeno 0,7 secondi.

Minimize peaks: Se questa opzione è attivata, i picchi spuri provocati dal noise-shaping vengono soppressi.

Harmonics suppression: Questa opzione funziona come un troncamento, ma con un risultato migliore poiché sposta la distorsione di quantizzazione al di fuori della banda udibile sopprimendola.

 

Infine, parliamo di tre nuovi plugin che si vanno ad aggiungere alla suite di Wavelab:

Loudness

3 Nuovi Plug-in

 

Tube Compressor è una simulazione di un compressore analogico a valvole, con la regolazione della quantità di saturazione. Usato con prudenza, può restituire ottimi risultati in fase di mastering e conferire presenza e vitalità, sopratutto se si utilizzano in combinazione le funzioni band pass/side-chain così da poter esaltare solamente le frequenze che ci sembrano carenti.

Brickwall Limiter il nome parla da se…è un classico limiter che impedisce ai transienti il superamento della soglia stabilita. Se il meter della riduzione di guadagno segna costantemente l’intervento del limiter, o la soglia è troppo bassa oppure il livello del segnale è troppo alto.

CurveEQ di Voxengo è un equalizzatore che mostra la risposta del filtro mediante una spline, cioè una linea curva uniforme. In questo modo si può vedere come l’EQ alteri lo spettro sonoro.

Questo sofisticatissimo plugin implementa la tecnologia di corrispondenza spettrale che consente di trasferire il contenuto frequenziale di una registrazione in un’altra. In altre parole come suggerisce la guida ufficiale, è possibile copiare il bilanciamento delle frequenze dei missaggi storici a prova di tempo e applicarlo al nostro lavoro…
Tornando con i piedi per terra però, è una funzione molto utile per un ingegnere di mastering che si trova spesso ad inserire nella playlist dei brani missati e registrati in studi diversi. Con questo strumento è possibile ottenere, nei limiti del buonsenso, una maggiore uniformità del lavoro complessivo.

L’intervento dei filtri di CurveEQ può essere commutato tra la modalità a fase lineare e a (distorsione di) fase minima. Dispone inoltre di un analizzatore di spettro personalizzabile ed è possibile visualizzare, salvare e caricare i tracciati di spettro statici per il confronto e verificarne la corrispondenza.

Per tutte conoscere tutte le altre novità (più di 150!) vi invitiamo a consultare la pagina del prodotto sul sito Steinberg:

Per capire le differenze con la versione ridotta WaveLab Elements

e il manuale ufficiale di wavelab 8 disponibile per il download:

 

 

Buon EBU R128 a tutti! 🙂

 

Stefano Danese
Musicista e appassionato da anni di Hard Disk recording, ha partecipato a corsi di formazione per tecnici del suono e attualmente frequenta il corso di Musica Elettronica con indirizzo “Tecnico di sala di registrazione” presso il Conservatorio di Frosinone.