Cubasis iOS 1.6 e Focusrite Scarlett 18i20: lo Studio Mobile in tasca! (+ Update 1.7)

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Piccolo è bello? I sistemi di registrazione basati su tablet Apple hanno raggiunto una piena operatività (Auria e Garageband, nelle ultime release offrono prestazioni di tutto rispetto) e Cubasis iOS non è da meno! Contemporaneamente allo sviluppo delle App, sempre più case produttrici aggiornano i loro hardware al sistema operativo iOS Apple, rendendo gli “iCosi” sempre più flessibili.
a cura di Cubaser

Per il test odierno, ho utilizzato l’ultima release di Cubasis iOS, la 1.6, in abbinamento alla scheda audio di punta della serie Scarlett, la Focusrite Scarlett 18i20.

La scheda non è altro che l’evoluzione della Saffire Pro 40, della serie firewire, di cui mantiene gran parte delle caratteristiche di base, salvo l’interfaccia USB 2.0 e l’aggiunta della porta Word Clock.

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La scheda è quindi dotata di 8 inputs analogici, sia microfonici che di linea, con ingressi combo, 10 uscite di linea bilanciate TRS, in/out SPDIF, in/out ADAT, porte midi ed, appunto, Word Clock. Sul pannello frontale trovano posto 2 inputs, il gain relativo agli 8 preamplificatori (i primi 2 ingressi, quelli frontali, sono dotati anche di switch per la commutazione in input instrument e del pad), 2 pulsanti per l’attivazione della phantom power sugli ingressi 1/4 e 5/8, 8 ledmeters e due output per cuffie (indipendenti ed indirizzabili via software), oltre che al potenziometro Master Output.

La costruzione è solida e lo chassis è metallico, in generale dà una ottima impressione di “professionalità” pur avendo abbandonato il look un po’ austero della serie Saffire; in particolare mi hanno piacevolmente sorpreso i potenziometri, precisi nella corsa e sufficientemente grandi, oltre che rivestiti di una superficie gommata… antisdrucciolo.

Come  indicato dal nome, la 18i20 è capace di operare a 16 o 24 bit, alle frequenze di 44.1 e 48 kHz su un massimo di 18 inputs, e 20 outputs (8 in analogici, 2 SPDIF, 8 ADAT e 10 out analogici, 2 SPDIF e 8 ADAT), mentre salendo con la frequenza di campionamento a 88 o 96 Khz occorre rinunciare a 4 ingressi e 4 uscite ADAT in quanto l’interfaccia omonima si commuta in modalità SMUX, che gestisce appunto 4 ingressi e 4 uscite invece degli 8 ADAT.

http://www.cubase.it/cgi-bin/ultimatebb.cgi?ubb=get_topic&f=12&t=000079

Può essere sincronizzata con altre sorelle, o con preamplificatori, o con altre apparecchiature mediante la porta Word Clock, oltre che dalle porte ADAT e SPDIF.

http://www.cubase.it/cgi-bin/ultimatebb.cgi?ubb=get_topic;f=12;t=000040

Il pannello di controllo, MIX Control, è direttamente derivato dall’omonimo software della serie Saffire Pro e ne eredita tutte le funzioni. Si tratta di un vero e proprio mixer DSP-based che rende possibile la creazione fino a 20 submixes mono, o 10 stereo, o combinazioni, da ognuno dei quali è possibile inviare un diverso missaggio di tutti gli inputs e di tutti i ritorni software; per una spiegazione più dettagliata vi invito al test in precedenza pubblicato sulla scheda Liquid Pro56 (salvo la sezione dedicata alle emulazioni, che ovviamente non è presente).

http://www.cubase.it/2010/01/07/focusrite-saffire-liquid-56-octopre-mk-ii/

Con un buffer di 32 campioni (il minimo consentito) a 44 kHz la latenza indicata è di 3,152 ms in ingresso ed in uscita, ma per riuscire a lavorare decentemente è opportuno ridurre un po’ le pretese: ho caricato quindi per provare sul mio Mac Book pro dual core 2,4 GHz, 4 Gb di Ram, Snow Leopard, un progetto con Ik Multimedia Philarmonik, 8 istanze, Halion Sonic, 2 istanze (di cui una effettata con Amplitube 3), The Grand 3, EZ drummer, e 12 tracce audio mono con relativi insert (pitch correct su ogni traccia) ed un paio di riverberi Wizooverb e CSR Ik Multimedia in mandata. Con un buffer di 512 campioni la riproduzione sia pure a fatica, è buona, ma per poter lavorare è meglio alzare ulteriormente a 768 campioni con una latenza ingresso/uscita di 19 ms.

Disattivando gli insert e Amplitube, si riesce a lavorare bene anche con un buffer di 256 campioni, a 7 ms circa di latenza.  Stiamo ovviamente parlando di una macchina di cinque anni fa,

con l’ultimo quadcore I7 3,0 GHz si lavora tranquillamente a circa 3 ms.

 

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L’installazione è andata subito a buon fine, su OSX 10.6.8, su iOS 6.02, e successivamente 10.9.1 e 7.03 (su iOS non si può parlare di installazione vera e propria, in quanto Class Compliant, non necessita di drivers) e su Windows 8. In particolare, sul nostro iCoso, ho riscontrato (iOS 6.02) un problemino noioso: all’uscita dello stand by, per poter utilizzare la scheda, è necessario riavviarla e riavviare Cubasis; la cosa non accade su iOS 7.03 (e dopo l’aggiornamento del firmware della 18i20).

In chiusura del test potete ascoltare due brevi files: una registrazione in saletta prove di un gruppo per quel che riguarda la batteria, ripresa con 4 microfoni con il metodo Glyn Johns, e la registrazione di uno “Showchoir”, come amano definirsi, Le Pleiadi di Bolzano, diretto dalla Maestra Lucia Targa  http://www.lepleiadi.it/it/ su 6 inputs; parleremo più avanti nel dettaglio delle modalità di registrazione.

 

Cubasis iOS 1.6
Mattoncino dopo mattoncino, la costruzione prende forma! In attesa di alcune migliorie già annunciate (le automazioni, su 1.8), Cubasis 1.6 aggiunge ora la possibilità di scegliere la frequenza di campionamento e la risoluzione fino a 24 bit/96 kHz, e riconosce un max di 24 inputs e 24 outputs fisici sulla scheda esterna, con la possibilità di indirizzare il click ad una uscita separata! Files acquisiti a Fc diverse possono inoltre essere riprodotti all’interno dello stesso progetto senza modifiche (è la prima volta che mi capita di sentire questa cosa, normalmente importando un file a 44 kHz in un progetto a 48 o si velocizza o deve essere convertito).

L’investimento iniziale, in verità piuttosto altino vista la concorrenza, 45 euro il costo del software, comincia ad essere ripagato dagli sviluppatori Steinberg che non dormono certo sugli allori; il pieno supporto Inter-App audio, integrato in iOS 7, è demandato alla versione 1.7, ma la funzione è al momento egregiamente svolta da Audiobus che consente appunto ad  App diverse di dialogare tra di loro.

 

Sul campo
Mi sono trovato a partecipare ad una rassegna corale il cui cartellone prevedeva la presenza di un interessante ensemble vocale, con la caratteristica di prevedere per ogni corista un microfono headset, visto il genere proposto. Con il consenso della Maestra, e del fonico Riccardo che ringrazio per l’assistenza prestatami, ho pensato quindi di registrare la performance utilizzando il mio iPad 2 con la Focusrite Scarlett 18i20. Data la conformazione del coro, il fonico mi ha passato su due gruppi separatamente le voci maschili e le voci femminili, che quindi entravano in linea sugli ingressi da 3 a 6 della Scarlett; a questi ho aggiunto due microfoni di sala (due SM 81 Shure in configurazione ORTF) posti a bordo palco ad un paio di metri dal coro.

Ecco quindi lo “studio in a bag”

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In realtà, i coristi, oltre che eseguire magistralmente il repertorio, come dal nome “showchoir” accompagnavano l’esecuzione con coreografie lungo tutto il palco, quindi la configurazione di ripresa microfonica non era propriamente ottimale; lo scopo dei microfoni, comunque, è stato quello di ingrossare il suono proveniente dalle dirette del mixer. Su Cubasis mi sono ritrovato quindi 6 tracce mono, assegnate agli inputs 1-6 della Scarlett; avevo precedentemente programmato il template necessario alla serata creando le tracce ed assegnando gli ingressi. Per assegnare un input è sufficiente “tappare” (orrendo neologismo, ma ormai sembra non se ne possa fare a meno) sul campo relativo nell’inspector; ad ogni tap, il numero dell’input si incrementa di uno.

Questo sistema mi pare piuttosto macchinoso, perché Cubasis vede tutti gli ingressi possibili, abilitati o no, quindi per tornare al primo ingresso occorre scorrerne 18, anche se gli inputs 9 e 10 (spdif) e 11-16 (adat) sono in questo caso disabilitati.

Mi sfugge il motivo dell’adozione di questa soluzione, visto che, per selezionare un output diverso per una traccia, cliccando sul campo relativo compare un bel menu a tendina da cui è possibile scegliere direttamente.

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Come prima cosa, ho registrato con i soli microfoni l’esibizione di un coro, ed in seguito l’esibizione dell’ ensemble Le Pleiadi. Il primo problemino è intervenuto al momento dell’uscita dallo stand by fra le due esibizioni, risolto in due minuti con la riaccensione della scheda e la chiusura e successivo lancio di Cubasis.

Il secondo problema, più fastidioso, è venuto alla luce a giochi fatti; se nella prima registrazione, su due tracce, tutto è filato liscio, nella seconda le tracce dalla 3 in poi presentano una dissincronizzazione che diventa via via più marcata. Ho risolto risincronizzando a posteriori in editing, ma devo incolpare prima di tutto me stesso: nella fretta di usare la scheda, tolta dall’imballo praticamente la mattina stessa, non ho fatto delle prove preventive, assicurandomi solo che venisse rilevata correttamente. Una volta aggiornato il firmware, ed aggiornato iOS a 7.03, ogni cosa funziona a dovere: durante lo standby la scheda si disattiva (ovviamente), ma alla ripresa tutto torna a posto senza nessun’ altra operazione e la registrazione delle tracce è perfettamente in sincrono.

A bocce ferme, ho collegato alla 18i20 un preamplificatore Octopre della Focusrite, collegato e sincronizzato via ADAT alla scheda madre; se si eccettua il fatto che (vedi test sulla Liquid 56) gli ingressi 9 e 10 sono assegnati alla SPDIF e quindi occorre saltarli, e che man mano che si procede all’assegnazione degli inputs alle tracce la pazienza diminuisce (la traccia 16 ha bisogno di 18 tap per attivare l’ingresso corretto), tutto ha funzionato alla perfezione. Occorre però aggiungere che l’operazione va fatta una volta sola, in quanto poi sarà salvato il template relativo.

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Vi sottopongo quindi i due spezzoni per l’ascolto qualitativo.

Il primo riguarda l’ensemble Le Pleiadi, il secondo una piccola prova eseguita in saletta con un gruppo.


Blue Moon, 1’30” mp3 320 Kbps 3,6 Mb


Drums, 45” mp3 320 Kbps 1,8Mb

Con qualche istante di silenzio prima dell’inizio di ciascun file per capire la silenziosità della scheda; nel file delle Pleiadi, abbiamo 4 linee e 2 pre, mentre nel gruppo i pre sono 4. I files non sono normalizzati né trattati con effetti o equalizzazioni di nessun genere, i livelli delle tracce a zero dB (tranne  per le Pleiadi, in cui ho dovuto giocoforza bilanciare sezioni e microfoni)

Il file Pleiadi nella parte iniziale, il silenzio, ha un valore iniziale di -36 dB. mentre il picco è a -6,5.

Il file drums ha un valore iniziale di -65 dB, ed il picco a -2 circa. Se tendete l’orecchio, nei primi due secondi potete udire il click  che stavo spedendo al batterista tramite un’output dedicato, ad un volume spaccatimpani (infatti è rientrato un pochino nei panoramici, nonostante le cuffie chiuse, e nel silenzio si sente).

A mò di appendice, vi descrivo un po’ più nel dettaglio come è avvenuta questa registrazione; la ripresa fa parte di un corso tenutosi nel mese di ottobre. É stato chiamato un gruppetto a fare da cavia ed è stato registrato, come si farebbe appunto in una saletta prove, rientri e tutto. La saletta era veramente minuscola ed il soffitto basso, per fortuna la batteria era racchiusa da una barriera in plexiglas che ha un po’ mitigato i rientri. Dovete pensare che, di fronte al kit, a un metro e mezzo di distanza, c’era un bell’ampli da chitarra tirato a palla e sulla sinistra, ad una distanza simile, il bassista pestava come un  ossesso (il batterista non meno, of course). La prima take è stata appunto la ritmica con 4 microfoni sulla batteria, chitarra microfonata e basso in diretta, anche qui 6 ingressi occupati.

Per la batteria, cercando di mantenere il suono più naturale possibile e vista l’esiguità dello spazio a disposizione, e perchè no, per impressionare gli allievi :-), ho optato per una tecnica microfonica denominata “Glyn Johns”.

Glyn Johns iniziò la sua carriera come ragazzo del tè agli Abbey Road Studios, risalendo la gerarchia fino ad arrivare al ruolo di tecnico dei Beatles. Per una combinazione irripetibile proprio in quegli anni ed in quegli studi di registrazione si verificò la presenza contemporanea di veri e propri geni, musicisti e fonici che letteralmente inventarono la tecnica di studio che è arrivata fino ai giorni nostri. In particolare i Beatles ponevano praticamente sullo stesso piano la loro musica e come essa dovesse essere registrata spingendo le possibilità della tecnica di allora ai confini ed oltre; i loro fonici erano spinti in continuazione a sperimentare nuove soluzioni e Glyn Johns si inventò questa tecnica per registrare la batteria.

La tecnica Glyn Johns prevede 4 microfoni, due di prossimità, su cassa e rullante, e due panoramici a condensatore, posti in una particolare configurazione. Il primo di questi due microfoni è posizionato in alto sul davanti del kit, puntato verso il centro del rullante, ad una distanza di circa 90 cm/1mt; il secondo va piazzato dietro il timpano, ad una trentina di cm. dalla pelle, sempre puntato verso il centro del rullante. È importante che i due microfoni siano equidistanti dal centro del rullante, per cui normalmente ci si aiuta proprio con un metro per misurare distanza ed angolazione.

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I due microfoni vanno registrati su tracce separate che, in seguito, verranno panpottate LR (non agli estremi) in modo da portare il suono del rullante al centro dell’immagine stereo; un bilanciamento non corretto provocherà un risultato “non a fuoco”.

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Usando la tecnica classica XY, ORTF o a microfoni distanziati, si ottiene sì una immagine stereo più larga, ma a prezzo della collocazione (nei panoramici) del suono del rullante spostato verso un lato dell’immagine stereo. Questo accade perché il suono di un determinato tamburo raggiunge ovviamente in minor tempo il microfono più vicino; la differenza temporale tra il suono captato dal microfono più vicino e quello più lontano genera nell’ascoltatore l’impressione della stereofonia.

Quando al suono dei panoramici, se viene utilizzata una tecnica di microfonazione classica, viene sommato il suono diretto del rullante, normalmente in posizione centrale, possono provocarsi degli sbilanciamenti e/o delle modifiche della fase.

Con questo sistema, invece, il rullante è in mezzo, essendo i due microfoni equidistanti dal suo centro, ed il resto del kit ha i suoni distribuiti secondo la normale immagine stereo.

Buon divertimento e buon lavoro con Cubasis!

 

La scheda Focusrite Scarlett 18i20 richiede OSX 10.7 Lion, 10.8 Mountain Lion o superiori (ma l’ho installata con successo anche su 10.6.8 Snow Leopard) e Windows 7 o 8.

Cubasis iOS 1.6 richiede iOS 6.01 o superiori; è compatibile con iPad 2 o superiori.

 

 

Cubasis: Aggiornamento 1.7
Neanche il tempo di completare il test, e Steinberg rilascia la v. 1.7! come annunciato, ora Cubasis supporta la nuova funzione interApp implementata in iOS7, che consente di inviare e ricevere audio da App diverse. In particolare, il numero di App utilizzabili dipende dalla versione di iCoso utilizzata. Nel mio caso, iPad 2, riesco a caricare contemporaneamente 3 delle 4 App compatibili che attualmente possiedo. InterApp compare nell’ elenco degli Instruments disponibili e nell’elenco degli effetti (oltre che come input di traccia audio). Una volta creata una traccia Instrument, è possibile richiamare dal menu omonimo l’ App desiderata

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In modo analogo, un effetto può essere caricato in uno slot insert o come mandata

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Il sig. Steinberg evidentemente ha poi accolto il mio grido di dolore ed ha implementato nel menu routing una finestra Inputs analoga allla sezione Outputs

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per saperne di più:

Focusrite è un marchio importato da Grisby Music

La pagina relativa a Cubasis nel sito Steinberg

 

 

 

Cubaser è Valerio Nigrelli, inizia prestissimo a farsi le ossa nei service audio scaricando furgoni di attrezzature.

Appassionato di home recording lavora nel campo ormai da circa 20 anni. Dal giugno del 2005 ha raggiunto col nickname cubaser (visto il suo sviscerato amore per questo software) la comunità dei forum di cubase.it.

Potete scrivergli su valerionigrelli@cubase.it
Potete navigare fino al suo sito www.valerionigrelli.it
Potete andarlo a trovare nel suo negozio:

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