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Topic: Vivere di musica si può ?
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frankvenice
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Member # 13824
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posted 11. Dicembre 2012 15:48
quote: Originally posted by maurix: Cosa è successo nel tg di stamattina ?
sarà crollato il governo...
Messaggi: 3788 | Data Registrazione: Lug 2010
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ninja636
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Member # 14484
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posted 11. Dicembre 2012 22:42
In pratica quel che ho sentito stamattina al tg era che dal momento in cui la mummia si è riesumata tutte le previsioni di ripresa sono slittate di brutto. I numeri non li ricordo a memoria, vi metto un bel link dove sono riportati. Spulciare per credere.
Questo invece è il quotidiano on-line della Confindustria, che riporta per iscritto quanto ho sentito stamattina, ma meno dettagliatamente.
Ecco fatto, minimo altri due anni di cordoglio.
Messaggi: 1983 | Data Registrazione: Mar 2011
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frankvenice
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Member # 13824
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posted 12. Dicembre 2012 09:00
tu credi ai giornali? pensi davvero che l'economia reale sia fatta di chiacchere? io no.
Messaggi: 3788 | Data Registrazione: Lug 2010
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frankvenice
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Member # 13824
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posted 12. Dicembre 2012 15:24
quello di cui potremmo discutere qui è di quali prodotti neccessiti, o meglio possa richiedere il mondo di oggi,e se il nostro prodotto è uno di questi, oppure se vogliamo fare un prodotto di nicchia, se c'è sta nicchia e come infilarcisi.
in altre parole domanda e offerta.
puoi fare la migliore musica del mondo, ma se non interessa nessuno, te la suoni a casa.
sarebbe bello conoscere le strategie di coloro che ci sono riusciti a vivere di musica, i compromessi.
senza fare il dialogo sui massimi sistemi o sulla depressione da titolo di giornale (comprensibile, rispettabile, ma inutile.)
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ninja636
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Member # 14484
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posted 12. Dicembre 2012 18:04
Ho gridato agli amici musicisti, videari etc del nuovo canale Arte di Sky. Se avete modo di dargli un'occhiata, fosse anche solo alla programmazione, vedrete che c'è molta attenzione a quel che succede in Italia. Ora stanno usando soprattutto materiale di repertorio (BBC, National geographic, Arte France etc - tutta roba fatta benissimo) e hanno poco materiale italiano, ma c'è fermento.
Ho beccato uno spettacolo di danza contemporanea COMPLETO, "Cuts-out & trees" di Cristina Caprioli, Biennale Danza 2010, 65 minuti, musica di Alva Noto.
Poi Romaeuropa 2012, la Biennale di Venezia e molte altre cose.
Quindi uno spazio s'è aperto. Uno spazio grande, importante, che ha avuto un'accoglienza entusiasta da parte del pubblico.
Chi manda roba del genere delle altre tv italiane?
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MACDUFF
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Member # 14360
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posted 12. Dicembre 2012 18:40
guarda che mentre i videari come li chiami tu dovrebbero guardare sky ( lo farò ) c'è gente che da un anno e mezzo ha occupato il teatro Valle di Roma e tutte le sere fanno qualcosa . iscriviti alla loro newsletter e vedrai quanta roba fanno oltre ai mestieri dello spettacolo ( cioè insegnarli ) sono conosciuti in tutta europa ormai . inoltre hanno fatto "scoprire" un teatro a Venezia in pieno festival . a Palermo il teatro garibaldi mai aperto da vent'anni . hai voglia a roba da fare e la trovano la roba del Valle i francesi ...
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ninja636
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Member # 14484
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posted 12. Dicembre 2012 18:48
Li conosco mooolto bene.
(guardati anche Classica su Sky, c'è robetta niente male...)
Messaggi: 1983 | Data Registrazione: Mar 2011
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MACDUFF
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Member # 14360
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posted 12. Dicembre 2012 22:53
ma non avevo dubbi ! e ( lo dico per chi non lo sa ) non è un gruppo di attori e basta che fa casino . ci sono assemblee pubbliche ! anzi son tutte pubbliche dove prende la parola la gente e parla magari con Lavia , Scola , personaggi importanti della cultura ( e sono OSPITI questi signori ) e magari ci litigano anche . quella del teatro veneziano è stata una bella cosa ( io non ne sapevo di questo teatro ) è una realtà europea . chissà come finirà ma (credo) una cosa mai successa qui .
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maurix
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Member # 2135
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posted 15. Dicembre 2012 05:36
quote: Originally posted by ninja636: In pratica quel che ho sentito stamattina al tg era che ... tutte le previsioni di ripresa sono slittate di brutto.
Ma questo a mio parere non ha un legame così diretto con il nostro interrogativo di fondo.
Anche in una situazione di crisi economica ci saranno sempre persone che riescono a vivere di musica e altre che invece avranno difficoltà....
C'è da dire inoltre che se un artista arrivasse a stabilire che la propria sussistenza dipende in maniera preponderante dalla floridità economica della nazione in cui vive, da un lato avrebbe di fronte la soluzione ai propri problemi, dall'altro lo spunto per fare una seria e doverosa riflessione sul tipo di arte di cui si occupa.
Anche questo vuol essere un ulteriore spunto...
Messaggi: 23029 | Data Registrazione: Mar 2003
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ninja636
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Member # 14484
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posted 15. Dicembre 2012 11:27
Maurix, se vuoi dirmi che sono una pippa con velleità artistiche per cui non trovo lavoro e come me molti altri, sto con te; sul discorso che un artista debba fare i conti con la situazione economica del paese in cui vuole lavorare trovo invece che, oltre un certo grado di gravità, il tenerne conto sia una condizione imprescindibile.
Ho già detto che in situazioni di forte crisi l'arte soffre, e converrai che il Rinascimento si sviluppò in un contesto sì unico, ma comunque di grande ricchezza e attenzione alle arti, condizioni che nei tempi precedenti non erano così evidenti.
Se non ho capito cosa intendevi, per favore spiegati meglio.
Messaggi: 1983 | Data Registrazione: Mar 2011
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maurix
Moderator
Member # 2135
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posted 15. Dicembre 2012 15:39
Innanzitutto io non volevo dire nulla riferito a te in particolare, mica ti conosco e non mi permetterei di dare giudizi e/o consigli.
Ti quoto e mi rivolgo a te perché porti degli spunti alla discussione che potrebbero essere generalizzabili, e le mie risposte nello stesso modo intendono essere non "ad personam".
Detto questo, cercherò di chiarire meglio il mio pensiero. E' ovvio che quando c'è una crisi economica l'arte ne risenta, ma tutto ne risente, anche i servizi più essenziali per la vita dei cittadini. Non starei quindi a farne del vittimismo artistico.
Quello che intendevo dire è che se io mi occupo di un arte che può funzionare e darmi da mangiare solo in una società sana e prosperosa da un punto di vista economico ma vivo in Grecia, forse devo prendere in considerazione l'ipotesi di spostarmi.
Non è certamente un fatto nuovo che gli artisti vadano dove possono godere della massima considerazione per quello che fanno, e personalmente conosco vari artisti di arti visive e anche musicali che hanno intrapreso questa difficile scelta di "tentare la fortuna" altrove.
Allo stesso tempo, se io capisco che la mia arte può fare presa solo in contesti di benessere economico, durante una fase di crisi penso di dover fare una profonda riflessione su ciò di cui mi occupo e che chiamo arte.
Magari quello di cui mi occupo è un arte voluttuaria, un po' "borghese", quindi non solo l'espressione pura della mia sensibilità ma anche un espressione che è figlia di un certo consumismo culturale.
Per ora mi fermo, ma penso si possano fare svariati esempi
Messaggi: 23029 | Data Registrazione: Mar 2003
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ninja636
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Member # 14484
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posted 15. Dicembre 2012 20:26
Caro maurix, mi è saltata la faccina ammiccante dopo il "pippa", sorry. Il mio commento avrebbe voluto avere un tono ironico ma senza faccina l'effetto è mancato. Non ho mai pensato che ti riferissi personalmente a me o altri in particolare.
È molto difficile fare certi discorsi senza cadere in generalizzazioni e luoghi comuni, o essere prolissi. Siccome, ahimé-ahivoi, non ho il dono della sintesi, a volte vado per le spicce per non appesantire troppo e salto qualche passaggio.
E ora, a noi due. (AHI AHI AHI ci stiamo avvicinando alla caduta dell'asino! ovvero, cosa sia considerabile arte e cosa no.) Per molti versi sono d'accordo con te, cerchiamo di approfondire e definire - sempre che ti vada - perché il discorso è ampio e la comunicazione via forum è facilmente travisabile. Allora forse è bene capire di cosa vogliamo parlare in particolare, altrimenti non ne verremo mai a capo.
Ora rispondo solo agli argomenti di cui hai scritto, e gioco forza generalizzo ancora.
"...non starei a farne del vittimismo artistico" dici. È proprio così invece, secondo me. Forse esagero, probabilmente sono troppo demoralizzata ora per vedere la luce in fondo al tunnel, ma è proprio il concetto che volevo esprimere: se non ci sono delle condizioni economiche almeno sufficienti per, l'arte si ferma. Estremizzando per rendere più evidente il concetto, dico che mentre noi siamo qui a internettare c'è gente che si ammazza coi machete e non credo che nel mentre stiano tanto a pensare a dove/come poter esporre i propri quadri od organizzare un concerto o come vendere on-line la propria musica. Per dire che fame e guerra non sono le condizioni per. E lì un artista, o arriva un mecenate che lo tira fuori dai casini e lo mette in condizione di esprimersi, o noi non sapremo mai niente della sua arte. Noi non siamo a questo punto, però... la concezione di un'arte "borghese", ebbene, purtroppo è reale. Quello che noi comunemente chiamiamo "arte", nella nostra civiltà occidentale ha bisogno della borghesia, anche perché la maggior parte è prodotta da borghesi e fruita da altrettanti e più, ovvero altre classi sociali, sia più povere che aristocratiche. (Solo per chiamare le cose col proprio nome, dato che hai tirato in ballo il termine "borghese".) Certo che la maggior parte è "voluttuaria, borghese, figlia di un certo consumismo culturale" e, aggiungo, dell'ignoranza. Per questo motivo soprattutto penso che l'unico modo per far sì che l'arte cresca sia l'educazione. Ma a partire dall'asilo nido, non dal liceo, se va bene. Ci vorrebbe una rivoluzione culturale, vera. (Ma questo è un altro discorso lunghissimo.) Il concetto di "Pop Art" degli anni '60 arriva proprio da queste condizioni sociali e culturali, son passati 50 anni e dalla Pop Art non siamo ancora usciti. Da una parte essa è un bene perché chiunque può, idealmente, esprimersi, dall'altra ci sono diffusa disonestà intellettuale e tante occasioni per la cialtroneria.
Tornando a palla sulla musica, in particolare su quella fatta con l'elettronica, basta ricordare un po' di storia per accorgersi che solo con l'avvento dei personal computer e dei synth di produzione industriale la musica "elettronica" è potuta arrivare a essere anche "popolare", ovvero producibile da chiunque avesse due lire per comprarsi foss'anche un Casietto a pile, ma col sequencer incorporato. Non c'è stato più bisogno di avere accesso ai super computer dell'IBM, poi università, poi conservatori o studi TV-radio o personali (vado un po' a sciabolate, ma spero di riuscire a farmi comprendere). Da quel momento in poi, la musica elettronica colta ("colta" lo era per forza) si è separata, sia concettualmente che inevitabilmente di fatto, da quella "popolare".
Questo perché a un certo punto del secolo scorso c'è stato un terribile gap tra lo sviluppo delle idee musicali e la tecnologia per realizzarle. Pensa cosa avrebbero potuto fare i vari Boulez se, al loro tempo, avessero potuto avere le macchine che abbiamo noi ora - lo dice lui stesso in un'intervista di poco tempo fa. Forse sarebbe andata diversamente, chissà come.
"...se io mi occupo di un arte che può funzionare e darmi da mangiare solo in una società sana e prosperosa da un punto di vista economico ma vivo in Grecia, forse devo prendere in considerazione l'ipotesi di spostarmi": certo. Proprio ieri un carissimo amico musicista molto bravo, 24/25 anni, dopo esser stato a suonare in UK, CH, DE, è partito per tre mesi per gli USA per vedere lì come butta e gli ho detto BRAVO! coraggioso e intelligente. Io non ho "manco gli occhi pe' piagne", come dicono a Roma, e non saprei dove andare, ma tanto per me il discorso non vale, sarei una pippa anche all'estero. (Però ti dico una cosa, in confidenza: dopo 20 anni ho ripreso a studiare composizione seriamente, perché ho capito che senza un'idea compositiva solida e ben definita io coi synth non produco altro che "pernacchie elettroniche" che non mi soddisfano interiormente, non riesco a fare quel che ho in mente - che è pure nebuloso, quindi composizione, armonia e contrappunto - e rallento per ora coi soft).
"...durante una fase di crisi penso di dover fare una profonda riflessione su ciò di cui mi occupo e che chiamo arte", ecco l'asino in caduta libera.
"...l'espressione pura della mia sensibilità" è un concetto quasi utopico e un discorso lunghiiiiiissimo e complesso, meriterebbe un u-topic a parte.
Se ti interessa continuiamo pure, mi farebbe molto piacere, ma ti prego di definire più nel dettaglio di cosa vuoi discutere, ovvero "pop italiano anni '80", "elettronica colta", "sinfonica", "le produzioni artistiche del Sig. Pinco Pallo", altrimenti ci diamo un appuntamento a metà strada tra Bologna e Roma e ci facciamo una chiacchierata, la registriamo e la mettiamo su SoundCloud, che ci ho messo più tempo a scrivere qui che per arrivare ad Arezzo.
Besos - e nada pesos.
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maurix
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Member # 2135
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posted 16. Dicembre 2012 16:07
quote: Originally posted by ninja636: Se ti interessa continuiamo pure, mi farebbe molto piacere, ma ti prego di definire più nel dettaglio di cosa vuoi discutere
Più nel dettaglio ? Non credo sia necessario e faccio anche un po' fatica a seguirti nelle ricostruzioni o paragoni con altri periodi storici.
Secondo me non si tratta di definire cosa sia l'arte, di quale stile vogliamo parlare, di cercare spiegazioni nel modo in cui l'arte veniva considerata in altri periodi. Noi stiamo parlando di lavoro, della possibilità per qualcuno di vivere facendo quello gli piace.
La butterò giù più semplice
In Italia le persone che vivono "attorno" alla musica sono decine di migliaia, e non sono tutti il chitarrista di vasco rossi, riccardo muti, bollani o benny benassi.....la stragrande maggioranza è fatta di gente che fuori dai riflettori e senza allori sotto al sedere svolge il proprio lavoro e ci manda pure a scuola i figli.
La risposta alla domanda che questo thread pone quindi ( Vivere di musica si può ?) è ovviamente sì.
Una congiuntura economica sfavorevole cambia le condizioni e fa stringer delle cinghie, ma ancora non mi pare che abbia annullato tutte le possibilità di far parte di questo business.
Si tratta solo di valutare se quello che noi possiamo offrire serve ad uno dei segmenti di questa industria.
Ora faccio il caffè
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