Test: Sonata a 4 mani e 11 manopole – Focusrite Liquid Mix

Liquid MixFocusrite Liquid Mix si presenta come una piccola superficie di controllo, che racchiude anche tutta l’elettronica, con 4 ledmeters 11 controlli rotativi endless e 14 switch: un feel molto “analogico” come le macchine che vuole emulare…
a cura di cubaser e pape

Per parlare di questo gioiellino di casa Focusrite, per la parte propriamente “musicale” e interpretativa, ho chiesto aiuto a chi ha più orecchie ed esperienza di me: Giampiero Ulacco, conosciuto dai lettori di questo forum con il nickname PAPE.

Manopole, Mon Amour

LIQUID_MIX

Liquid Mix si presenta come una piccola superficie di controllo, che racchiude anche tutta l’elettronica, con 4 ledmeters, 11 controlli rotativi endless e 14 switch: un feel molto “analogico” come le macchine che vuole emulare. In particolare mi paiono vincenti proprio i 4 ledmeters, che offrono una accurata rappresentazione dei livelli del segnale durante tutto il percorso all’interno del processore. E’ presente naturalmente un display che consente di visualizzare le operazioni in modalità remote. La macchina è in grado di funzionare come unità a sè stante, sempre all’interno di un programma host come Cubase, oppure di essere programmata da un pannello di controllo sul computer.
Dopo un primo approccio col mouse (la forza dell’abitudine) ho iniziato subito a servirmi direttamente della “scatoletta” ed ora, ad ogni nuova traccia che apro, la mano mi corre invariabilmente sulle manopoline. Ho creato infatti due track preset in Cubase 4 (mono e stereo) con il Liquid Mix già in insert, e il fatto di poter programmare direttamente dalla superficie di controllo, fa sì che non occorra aprire finestre: basta richiamare la traccia desiderata e lavorare.
Si connette al PC tramite una porta Firewire 400, e questo può provocare una piccola difficoltà, in quanto, dovendola installare su un portatile, e avendo il mio, come la maggioranza dei portatili, solo una connessione firewire, è necessario collegarlo in cascata oppure dotarsi di una scheda PCMCIA – Firewire.
Nel mio caso in particolare la mia fidata mogliettina M-Audio FW 1814 si è rifiutata categoricamente di accettare in… cascata il Liquid Mix, ed ho risolto il problema acquistando appunto una schedina PCMCIA – Firewire (chipset VIA). Ora le due primedonne vanno d’amore e d’accordo. La soluzione scheda PCMCIA aggiuntiva è comunque consigliabile perchè la larghezza di banda delle due porte viene sfruttata interamente. Con la mia nuova “amichetta” Focusrite PRO 26 I/O, invece, non c’è stato nessun problema iniziale di collegamento in cascata.
L’installazione è avvenuta senza problemi, un pò di tempo è occorso per la copia della library di modelli dei vari processori: ben 1,3 Gb di dati; a tale proposito, la Focusrite mette periodicamente (e gratuitamente) a disposizione ulteriori modelli da scaricare (al momento attuale, altri 190 Mb circa di emulazioni disponibili e molti nuovi preset).

Ma quante emulazioni, madama Dorè

Liquid Mix adotta una tecnica denominata Convoluzione Dimamica: si tratta di una tecnica che permette di “campionare” la risposta acustica di un processore, o di un ambiente. Naturalmente questa tecnica ha bisogno di un gran numero di risorse, ed è per questo che i software di emulazione a convoluzione pesano moltissimo sulla CPU. Per ovviare a questo inconveniente, Liquid Mix è dotato di una propria CPU, che si fa carico dei calcoli necessari, alleggerendo notevolmente il lavoro del computer.
La lista dei processori disponibili all’accensione ammonta alla rispettabile cifra di 40 compressori e 20 eq.
Liquid Mix è in grado di gestire, alle frequenze di 44.1 e 48 Khz/24bit fino a 32 istanze, ognuna delle quali comprende un compressore e un eq. Salendo con la frequenza di campionamento, le prestazioni si riducono via via, fino ad arrivare a 2 istanze a 192 Khz/24 bit.
I processori sono indicati con nomi di fantasia (New age, Acme, Tube Brit etc), ma nella lista acclusa al manuale per ogni emulazione è indicato il processore clonato, addirittura col numero di matricola! Probabilmente, gli sviluppatori non hanno avuto la licenza per includere i marchi nel software; peccato perchè per richiamare ad es. un compressore Neve 2254/A bisogna ricordarsi che nel software è chiamato Brit 70’s class A. Poco male, comunque, si tratta solo di fare un pò di pratica.
Anche l’interfaccia GUI, Graphical User Interface, (vale a dire lo skin dei vari processori) è la stessa per tutti, anonima: i controlli che dovessero essere in eccedenza appaiono ombreggiati.

FIGURA 1

Il pannello di controllo è diviso idealmente in 4 sezioni: Input, che comprende il gain di ingresso e rispettivo meter, Compressor, che raggruppa i controlli classici Threshold, Ratio, Attack, Release e Gain Make Up (livello di uscita) con 2 meters: Gain Reduction, indicatore dell’attività vera e propria del compressore, e Mid, che mostra il livello di uscita di quest’ultimo, prima dell’ingresso nella sezione Eq. A seguire, troviamo appunto la sezione EQ con 7 x 3 serie di controlli (non sempre tutti in uso, a seconda del processore prescelto) e gli switch per l’attivazione singola dei medesimi, ed infine la sezione Output, anch’essa dotata di Gain e Meter.
La sequenza Compressore – Eq può essere invertita con uno switch, in modo da equalizzare il segnale prima di comprimerlo. Anche i parametri della sezione Compressor possono non essere attivi in qualche caso, ed inoltre, per seguire fedelmente le caratteristiche del processore emulato, possono avere regolazioni non continue (ad es. il valore di Attack espresso come “slow’ o ‘fast”); è possibile, però, sganciare il software dall’emulazione pura e, tramite lo switch denominato FREE avere opzioni che negli originali non esistono. A tale proposito, la sezione EQ consente di assemblare un “superprocessore” caricando fino a 7 singole bande anche di diversi marchi e combinandole in un unico super-equalizzatore ibrido.
Infine la parte superiore del pannello di controllo ospita gli slot per il caricamento dei singoli moduli/emulazioni e per il caricamento/salvataggio delle proprie impostazioni, chiamate SNAPSHOTS. È possibile salvare un singolo processore o l’intero pannello, e naturalmente sono presenti numerosi presets
Il controller comprende i controlli completi per la sezione Input, Output e Compressor, mentre per la sezione Eq sono presenti 3 knobs per gain, frequenza e Q factor e uno switch per selezionare la banda di intervento. I meters e l’input gain sono attivi anche quando non è caricata alcuna emulazione. Completano la dotazione un bel display e una una serie di switch per le impostazioni e l’attivazione di alcune funzioni, il salvataggio e il richiamo dei presets, e un data entry

Il giudizio dell’utente medio

Non avendo esperienza degli originali, non posso giudicare la fedeltà della riproduzione; tuttavia anche in questo caso credo che il criterio da adottare sia: suona bene o no’ E la risposta è inevitabilmente sì, funziona. Secondo me, non ha senso concepire Liquid Mix come una mera emulazione di processori, ma come banca inesauribile di sonorità ha una sua funzione. Ad un costo che è circa quello di un processore audio di livello medio – mediobasso, Liquid Mix offre una timbrica ed una dinamica di tutto rispetto, unite alla comodità e alla praticità del digitale (moltiplicato, è bene ricordarselo, per 32 istanze). Inserito in un home studio/project studio, fa secondo me la differenza. Trovo soprattutto molto facile ed intuitiva la regolazione dei vari livelli, grazie ai grafici ed ai meters, molto accurati.
In questi giorni di prove, sto man mano riaprendo vecchi progetti per sostituire tutti gli insert ed eq con il nuovo giocattolino. Ho notato anche che, anche solo inserendo un processore, senza modificare alcun parametro, il suono sembra cambiare, sembra avere un maggiore dettaglio. Onestamente, non riesco a rendermi conto se questo fenomeno (che viene descritto nei processori analogici) ci sia davvero o se sia solo una mia sensazione, perchè è molto sottile; resta il fatto che, una volta cominciato ad agire sui controlli, le varie personalità cominciano ad emergere.
Il problema grosso è, vista la stragrande quantità di emulazioni e di interazioni possibile, stabilire quale effetto sia più utile a cosa: qui interverrà l’esperienza.
Per la prova pratica ho quindi selezionato 2 campioni, uno di drums e uno di vocals, in formato wave 16 bit/44Khz, e li ho inviati a PAPE che li ha processati su alcune apparecchiature vere, e me li ha rimandati con le indicazioni opportune. Ho processato quindi gli originali sulle rispettive emulazioni, e montato insieme le coppie di files risultanti, in modo da sentire in sequenza prima l’apparecchio originale e poi l’emulazione.

Lascio ora la parola al Giudizio dell’addetto ai lavori

Sono stati usati 2 campioni, provenienti da una libreria, uno di drums, che è stato processato con i compressori, e uno di vocals, processato con gli eq. I files, originariamente a 16 bit/44Khz, sono stati riacquisiti a 24 bit/44Khz su pro tools HD passando per i processori disponibili: compressori API 2500, Neve 33609b, SSL series G ed EQ API 550b e SSL series E e G. I parametri dei vari processori sono stati riportati sui relativi datasheet ed inviati a Cubaser, il quale li ha copiati sulle rispettive emulazioni.
(nota di Cubaser: al momento di processare i files su Liquid Mix, essendo gli originali a 16 bit, e quelli lavorati sui processori veri a 24, ho preferito riconvertire i files originali a 24 bit prima di processarli piuttosto che ridurre i files inviatimi da PAPE da 24bit a 16bit, per mantenere la massima qualità possibile di questi ultimi.)

FIGURA 2

L’impressione generale è che, pur avvicinandosi parecchio, il suono delle varie emulazioni non rispecchi pienamente gli originali. Il suono dei processori veri appare più ‘cattivo’ e ‘colorato’. Quello che si nota ad esempio nei compressori, è la diversa risposta dei parametri di attacco e rilascio, che nelle emulazioni non hanno, secondo me, la stessa incisività che negli originali. Ecco comunque alcune impressioni:
Compressore SSL series G (WAV: soft/medium/hard MP3: soft/medium/hard): noto una differenza di dinamica tra l’originale e l’emulato: l’emulazione risulta un po’ più ‘piattà. Abbastanza simile il settaggio medium, il settaggio Hard è completamente privo dell’effetto ‘pompaggio’ tipico delle regolazioni estreme.
Compressore NEVE 3360b (WAV: soft/hard, MP3: soft/hard) qui il suono nella parte emulata sembra un po’ più ‘magro’. Nel settaggio Hard si ripropone la differenza di cui sopra, anche se in misura leggermente inferiore.
Compressore API 2500 (WAV: soft/hard, MP3: soft/hard): Anche qui la differenza di dinamica si avverte. Il settaggio hard è più rispondente all’originale dei precedenti. Da notare l’attacco della cassa e del rullante (soprattutto della cassa): è come se nel file processato dal Liquid l’attacco fosse mantenuto un po’più “integro” rispetto all’Api (se ci fate caso, nella prima parte si sente più ambiente sui colpi di cassa e rullo mentre nella seconda il colpo diretto è più marcato). Ci sono anche differenze nelle risposte alle alte, forse dipendenti dal release (notate come cambia l’escursione dell’hi-hat che nel primo frammento è più “altalenante” del secondo)
EQ SSL series G (WAV, MP3): l’emulazione risulta un po’ più povera di medie e con gli acuti un po’ vetrosi. Si perde un po’ anche l’effetto prossimità del microfono
EQ SSL series E: (WAV, MP3) qui al contrario l’emulazione manca un po’ di definizione nella parte alta
EQ API 550b: (WAV, MP3) acuti un po’ aspri ed una certa mancanza di profondità nell’ emulazione.

Giudizio finale

Ho visto sostanzialmente confermata da Pape l’impressione positiva che ho ricevuto nell’uso di questo DSP.
Al di là del fatto che i programmatori siano riusciti o no a ricreare fedelmente le sonorità di alcuni (molti) outboards che hanno fatto e fanno tuttora la storia delle musica, Liquid Mix è un processore che ormai reputo indispensabile per il mio setup “povero”. Infatti non ho mai voluto imbarcarmi nell’acquisto di processori esterni importanti, nè di plugins danarosi (che cominciano per W, tanto per intendersi). In questo credo che l’obiettivo di Focusrite sia stato centrato in pieno: dotare l’utilizzatore medio (ma anche quello con qualche pretesa in più) di uno strumento di lavoro flessibile e molto ben realizzato, in grado di far fronte a molte situazioni e di arricchire timbricamente un prodotto ad un prezzo onesto ed alla portata di molte tasche.

Gli esempi, come ho già detto, sono in formato .Wav non compresso, 24bit/44 Khz.
Liquid Mix esiste in versione VST (2.4 sia PC che MacIntel), RTAS, AU. Non ancora rilasciati i drivers per Vista.

Info:
http://www.focusrite.com/product/liquid_mix/spec/
http://www.grisby.it/

Valerio Nigrelli inizia prestissimo a farsi le ossa nei service audio scaricando furgoni di attrezzature. Appassionato di home recording lavora nel campo ormai da circa 20 anni. Dal giugno del 2005 ha raggiunto col nickname cubaser (visto il suo sviscerato amore per questo software) la comunità dei forum di cubase.it

Giampiero Ulacco è “pape” nei forum di cubase.it