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[QUOTE]Originally posted by ninja636: [QB]Ciao belli, rispondo con ritardo a [QUOTE]Originally posted by PAPE: [qb]magari la vediamo tutti con delle sfaccettature leggermente differenti[/qb][/QUOTE]Trovo sia questione di linguaggi. Se considerare la voce uno strumento o meno, mi sembra un sofisma inutile. Ormai ragiono in termini di frequenze. Se ci sono degli obiettivi, questi condizionano le scelte. Ognuno tenta di raggiungere l'obiettivo con le competenze e le risorse che ha, e fa conseguentemente delle scelte compositive ed estetiche. Meglio se consapevoli, così da poterle padroneggiare a piacimento. Altrimenti, si affida al caso e alla fortuna. Il che potrebbe andare benissimo anche in ambito commerciale, se non facesse a pugni col marketing. Per "compositive ed estetiche" qui intendo tutto l'insieme di scelte e opportunità che portano alla stesura definitiva di un brano, dalla sua concezione fino alla pubblicazione. In quest'ambito trovo che la scelta del linguaggio sia subordinata agli esiti che uno si propone. In tutto ciò c'è la sacrosanta libertà di scelta del linguaggio, produzione permettendo. Un paio d'anni fa ho avuto l'inaspettata fortuna di ascoltare un virtuoso di zampogna e ciaramella, con altri musicisti cantanti e suonatori di chitarra battente e tammorra in un concerto su un passo montano a 1.400 m, completamente disabitato, senza alcun rumore di sottofondo - non c'era neanche il vento - in una notte stellata d'agosto. Il suono spaziava liberamente e reverberava nella valletta del passo, limpido e leggero. Era talmente bello e naturale che ho provato una gioia immensa. Quel suono non era comparabile ad alcuna registrazione. Ho capito di aver ascoltato il suono degli strumenti popolari nel loro ambiente originale, e che non c'è artificio elettronico di riproduzione che possa sostenerne il confronto. Non mi era mai capitata un'esperienza così intensa, tanto che ne sono rimasta marchiata, ora non riesco ad ascoltare una zampogna senza provare una nostalgia dolorosa per quella notte rivelatrice. In questo periodo sto lavorando con la mia voce, registrando canti e controcanti e poi distribuendo voci e strumenti in quadrifonia (4.1) per mettere l'ipotetico pubblico al centro del suono, come se fosse fisicamente parte del coro. Alcuni amici non musicisti, che non avevano mai ascoltato in quadrifonia, hanno detto di essersi molto emozionati perché si erano sentiti "abbracciati e avvolti" dal suono delle voci. Vorrei farne un concerto, e fin lì l’ascolto in 4.1/4.2 sarebbe ancora relativamente facile. Ma supponendo una pubblicazione del lavoro, sorgerebbe il problema della riproduzione per l'ascolto privato. Perché pensarci ora, mettere il carro davanti ai buoi? Perché la scelta compositiva del linguaggio dipende anche dalle condizioni di fruibilità del prodotto. Pochissimi dispongono di un impianto di riproduzione che sia almeno 4.1, la stragrande maggioranza delle persone ha uno stereo e/o un 5.1 home-theatre, e l'incognita è: se fosse commercializzato oggi un lavoro audio in quadrifonia, quindi necessariamente su DVD, quanti sarebbero disposti a comprarlo per ascoltarlo correttamente, almeno sul 5.1 dell’home theatre? @Mac: dritte... io le chiedevo a te! Ho sentito le anteprime di quel disco su iTunes, lo trovo un po' troppo addomesticato. La musica popolare mi piace non edulcorata. C'erano dei bellissimi LP della Chant du Monde, ma temo siano introvabili e non siano stati riversati. Se ti piacciono i cori bulgari, puoi cercare la musica dell'oriente sovietico, per certe armonie ci si avvicina (Kirdjikistan, Tadjikistan, Ouzbekistan, Kazakhstan e via così). Se vuoi spingerti oltre, senti il canto difonico dei mongoli, si trovano delle bellissime cose ancora non contaminate anche su CD, per es. Haltai-Hangai, Songs of Mongolian Steppes; non c'entrano niente con le sonorità angecilizzate del Mystère des voix bulgares, sono molto più ruvidi, "di ventre". Li ho sentiti dal vivo circa 15 anni fa in una piazza di Amsterdam, bellissimi e bravissimi, da pelle d'oca. Li trovi su iTunes.[/QB][/QUOTE]
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