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Autore Topic: Hardware vs Software?
legna
Junior Member
Member # 10598

 - posted 22. Gennaio 2008 20:40      Profile for legna           Edit/Delete Post   Reply With Quote 
Cari amici,
Vi propongo questo mio articolo che tratta dell'argomento "hardware vs software?" nel quale troverete moltissimi concetti sorprendenti e disvelanti circa gli aspetti di hardware e software che riguardano il nostro modo di rapportarci alla musica e agli strumenti.
Vi prego di leggere interamente l'articolo, magari un poco alla volta, non ve ne pentirete.
Aspetto i vostri commenti.
Buona lettura.

HARDWARE o SOFTWARE, REALE O VIRTUALE?

Esiste un gran numero di musicisti innamorati della tecnologia come pure del proprio strumento acustico o della propria tastiera "tradizionale". Alcuni di questi musicisti sono polistrumentisti, creativi, nonché appassionati di registrazione. Un interrogativo che interessa chi si occupa di musica oggi, specie se ha iniziato un po' di tempo fa, quando la tecnologia si presentava in forme diverse, è se si debba preferire il virtuale al reale, il software all'hardware, l'analogico al digitale, e via discorrendo. Alcuni si lasciano trascinare dalla nostalgia, conservando nel proprio intimo però il sospetto di perdersi qualcosa e di aver fatto una scelta irrazionale (ancorchè difesa con orgoglio), rifiutando tutto ciò che sa di virtualizzazione dell'attività musicale. Alcuni invece accettano acriticamente tutto ciò che va nella direzione proposta dal mercato, cioè sostanzialmente la creazione di un mondo virtuale dove si fa musica nel computer, cominciando con una manciata di suoni elettronici per finire con un mp3 su internet.
In mezzo, tantissimi musicisti che hanno capito che, come al solito, la verità sta nel mezzo, ma non riescono a riunire tutte le loro sensazioni in un puzzle coerente, ad esplicitare le ragioni per cui preferiscono ora una modalità, ora l'altra, per cui entrambe sembrano essere desiderabili e, allo stesso tempo, non completamente soddisfacenti. Sembra cioè che la scelta debba essere necessariamente polarizzata. Molti, pur intuendo che c'è una soluzione, tendono comunque ad oscillare fra i due estremi e non trovano mai un motivo definitivo per “schierarsi”, sebbene siano istintivamente portati a desiderare qualcosa di “assoluto” e definitivo, per potersi entusiasmare pienamente.

WORKSTATION e COMPUTER
La categoria più interessata da quanto appena detto è probabilmente quella dei tastieristi; per intenderci, gli amanti di quelle workstation il cui destino sembra essere reso incerto dalle super potenti applicazioni software che popolano gli hard-disk dei nostri pc (leggasi campionatori software e virtual instrument). Le workstation sono di fatto strumenti musicali di tipo classico, cioè si accendono e sono operative in pochi secondi (almeno dovrebbe essere così), consentono una gestione dei suoni molto veloce ed intuitiva, presentano spesso una buona qualità della tastiera e della costruzione in generale, oltre a numerosi pulsanti e controlli che permettono al musicista di controllare le funzioni e i parametri in tempo reale. I suoni sono di ottima qualità ma non sono specializzati: per esempio i suoni degli strumenti ad arco e i loro ensemble non sono comparabili con quelli prodotti dai “cugini” software, i quali, per esempio, gestiscono con estrema facilità le articolazioni durante l'esecuzione, cioè i voluminosi set di campioni necessari, con un notevole realismo. Anche gli effetti possono essere un tallone d'Achille, essendo in numero finito, spesso insufficiente per una produzione discografica. Qualcuno potrà dire che nessuna workstation è pensata per sostenere una produzione discografica, ma è altrettanto vero che nei sogni di chi ama queste macchine c'è il desiderio che esse diventino autosufficienti (vedi le ultime novità), diventando quasi delle workstation software, residenti però nello chassis di una tastiera. Tra l'altro questa tendenza si andava affermando (pare però che ritorni), non senza una certa ingenuità, prima che il mondo fosse invaso dai virtual instrument.
Quale è la situazione attuale? Lato software, va detto che occorre fare molta attenzione nel selezionare i prodotti che realmente sono all'altezza delle aspettative: c'è tanta improvvisazione, e sembra che non si tenga conto dell'altissimo livello raggiunto già con le vecchie tecnologie, che dovrebbe invece essere il punto di partenza di ogni nuovo prodotto. Lato workstation, ultimamente sono uscite delle nuove macchine i cui suoni sono assolutamente indistinguibili da quelli prodotti dai campionatori software. Gli effetti sono di qualità superba (anche le distorsioni per chitarra, vera cartina di tornasole), come è lecito aspettarsi da dsp dedicati, ma purtroppo il loro numero resta ancora limitato, come pure limitate risultano le possibilità di routing (anche questo sta cambiando). Le librerie sono ancora limitate ma chi ha avuto modo di utilizzare i prodotti software sa quanto in realtà conti la qualità rispetto alla quantità e quanto incida sulle possibilità di modifica del suono una buona arhitettura di sintesi; tanto che le enormi librerie dei campionatori software possono anche rivelarsi meno versatili di quanto le aspettative facciano pensare.
Ma non è questo il punto: è ovvio che, facendo lo slalom fra prodotti di qualità dubbia, tentativi malriusciti e goffe improvvisazioni, i campionatori software sono destinati a confermare la loro superiorità (almeno per qualche tempo ancora).
Il fatto, però, è che ci sono degli ottimi motivi per continuare a utilizzare le workstation hardware, specialmente ora che si sono così avvicinate alla potenza dei software.
Le workstation, in sostanza, rappresentano l'alternativa all'utilizzo di una master keyboard associata ad un computer (dotato di sequencer-host vst, virtual istrument, scheda sonora). Nelle situazioni live di fatto la selta non si pone, pertanto quanto segue si riferisce alle situazioni home studio e project studio.
Esamineremo alcune differenze e attribuiremo il giusto peso alle varie caratteristiche considerate, cercando di mettere al centro la musica e l'esperienza musicale. Estenderemo il nostro esame anche ad altre categorie strumentali.

ERGONOMIA ED ESPERIENZA MUSICALE
La prima differenza importante è sicuramente il tempo di avvio delle applicazioni software rispetto ai dispositivi hardware. Di fatto occorrono anche due, tre minuti per avviare un pc windows sovraccarico, pensato per soddisfare innumerevoli esigenze non musicali. Questi (in fondo pochi) minuti possono essere considerati un buon motivo per preferire per le workstation hardware? Occorre valutare le conseguenze che tutto ciò ha sul musicista. Sappiamo bene che il desiderio di suonare e l'ispirazione creativa possono scaturire improvvisamente dal profondo dell'animo. Perchè separare questo momento nascente dalla sua realizzazione con anche soli due minuti di attesa? E' poca cosa? E' un'altra cosa: è un'altra esperienza musicale. Si pensi a come sarebbe stata la storia del rock se i grandi chitarristi avessero dovuto attendere anche solo due minuti perchè la loro chitarra fosse operativa; o se avessero dovuto aspettare altrettanto perchè i loro pedali di distorsione e wha si rendessero finalmente disponibili, magari dopo una serie di snervanti operazioni preliminari come: caricamento, apertura plugin, selezione preset, etc.
Quale che sia la potenza delle applicazioni software, queste sono, come dire, “al piano di sopra”, e occorre fare le scale ogni volta che le si vuole utilizzare. La vostra chitarra (o tastiera) è al piano di sopra? Probabilmente no: magari è nel salotto, ed è sufficiente prenderla e sedersi sul divano per poter iniziare la propria avventura sonora.
Ma questi piccoli ostacoli, questi piccoli ritardi sono davvero così importanti? Avendo la pazienza di attendere, ci aspetta, invece, un mondo meraviglioso? Forse, ma probabilmente avremo voglia di entrarci meno spesso di quello che pensiamo, per motivi inconsci di cui non teniamo conto abbastanza quando immaginiamo la nostra esperienza musicale. Nella pratica, una tastiera immediatamente disponibile si fa accendere molto più volentieri di un complesso sistema di software; una chitarra si fa imbracciare molto più spesso di quanto si abbia voglia di attendere il caricamento di un plugin di distorsione nel mondo bidimensionale e affollato del monitor di un computer. E questo di fatto può significare una produttività molto più alta in termini di creatività, ma anche di soddisfazione (e quindi, di riflesso, di creatività). In effetti, una ridotta scelta di suoni, però immediatamente fruibile, può significare una maggiore efficienza; viceversa, una vasta scelta di suoni di altissima qualità, però “al piano di sopra”, può mortificare la voglia di suonare e diminuire l'efficacia reale.
Anche l'immediatezza nelle modifiche di parametri, suoni e regolazioni è importante. Insomma ogni azione che sia immediatamente messa in atto dopo la sua ideazione mentale, anziché ritardata (di poco o di molto), è “vera”, come il cervello si aspetta che sia. E quando il cervello può utilizzare tutti i suoi automatismi senza impedimenti, vengono a verificarsi tutta una serie di fenomeni che hanno importanti ricadute sulla creatività e in generale sull'esperienza musicale. Quindi è sbagliato pensare che un ritardo anche piccolo sia ininfluente o poco “dannoso”. Attenzione quindi a sottovalutarlo in ogni momento e aspetto dell'esperienza musicale.

RICCHEZZA SONORA
Se spostiamo l'attenzione al mondo della chitarra, ovviamente, occorre considerare in realtà più di uno strumento: classica, acustica, elettriche, basso. Ciò che differenzia la chitarra dal piano o dalle tastiere è che le seconde basano la loro espressività sulle gradazioni sonore e timbriche ottenibili con gruppi anche molto grandi di note, in cui il singolo suono è meno importante del flusso globale delle note. La chitarra invece ha a disposizione diverse tecniche espressive e timbriche per ogni singola nota: si pensi a come varia il timbro se si sfiorano le corde con i polpastrelli oppure con il plettro, secondo la posizione rispetto al ponte, etc. La chitarra elettrica poi espande ulteriormente queste possibilità, anche perchè le varie tecniche esecutive interagiscono con gli effetti: un intero mondo di possibilità, nel quale tantissime sottigliezze sonore sono gestite dall'istinto e dalla perizia del musicista.
Le sottigliezze, i particolari accessori del suono, in realtà, sono molto importanti in quanto “rivestono” le melodie e, in generale, gli schemi logico-matematici secondo cui si può descrivere la musica. Inoltre rendono gradevole l'esperienza sonora per chi suona e per chi ascolta.
Il concetto può essere compreso se si considerano, per esempio, quegli straordinari dispositivi che trasformano il suono delle sei corde della chitarra in dati midi, alcuni più efficienti di altri, ma sempre molto divertenti. Chi li ha provati sa che si riescono ad utilizzare suoni non chitarristici, ma sa anche che si perde molto di quello che le tecniche chitarristiche permettono al suono.
Interessanti anche quei dispositivi che rielaborano il contenuto armonico dei segnali provenienti da un pickup esafonico per trasformarli in suoni di altre chitarre: ciò è possibile per la somiglianza del segnale originale e delle possibilità esecutive. Molto intrigante, poi, sarebbe un'applicazione o dispositivo che elabora i segnali del pickup esafonico per ottenere suoni completamente diversi da quello originale, con un algoritmo tale che, però, alla variazione di un certo parametro chitarristico corrisponda la variazione di un parametro sintetico.
La ricchezza sonora sviluppata dalla chitarra (e dagli altri strumenti) può avere una notevole influenza sul cervello: va cioè sottolineato che una tavolozza sonora immediatamente accessibile alle mani del musicista, ed il controllo particolareggiato dei parametri del suono risultante, possono rivelarsi molto più utili ai fini creativi, di quanto non lo sia avere a disposizione innumerevoli suoni di altissima qualità, che però devono essere programmati in tempi relativamente lunghi, perdendo in questo caso tutti i vantaggi dell'interazione immediata musicista-strumento. Questa, infatti, porta con sé un valore aggiunto, di cui si può riconoscere l'importanza solo se lo si sperimenta direttamente.

LA COMPLESSITA'
Anche gli strumenti ad arco (come quelli a fiato del resto: si pensi al sax) presentano una tavolozza espressiva impressionante. Si possono ottenere infinite suggestioni semplicemente dosando in maniera diversa il colpo d'arco, la sua velocità, la pressione, l'angolatura, etc. Tutte queste cose (come avviene anche per la chitarra), utilizzate sapientemente durante l'esecuzione di una frase musicale, sono in grado di trasmettere sensazioni “di precisione”, sviluppando un'immensa ricchezza musicale ed emotiva.
Se uno solo di questi strumenti può fare tutto ciò, si pensi a quante nuances espressive può sviluppare un'intera sezione o addirittura un'orchestra, quando le tecniche di più famiglie strumentali interagiscono per moltiplicare le possibilità.
Se è vero che gli applicativi software possono vantare gigabyte di campionamenti, è anche vero che non è possibile utilizzare tutte le loro possibilità in tempo reale, come se fosse davvero un'orchestra a suonare, dato che quest'ultima è composta da musicisti le cui menti interagiscono durante tutta l'esecuzione, collaborando per ottenere un risultato finale che non sarebbe prevedibile o progettabile “a tavolino”.
E' evidente allora quanta ricchezza possa esserci nelle interazioni fra musicisti (di un orchestra come di un quartetto rock), essendo ciascuno di essi desideroso di sfruttare ogni possibilità del proprio strumento. Inoltre, va detto che cervello e orecchio hanno una sensibilità che va oltre la percezione cosciente e oltre gli spettri acustici. Allora risulta chiaro che, se l'immagine stereo di una registrazione può riportare tantissima informazione sonora, è anche vero che ciò non si origina all'interno di un computer ma piuttosto all'esterno, per rifluirvi dentro, in tracce estremamente particolareggiate.

L'IMPORTANZA DEI PARTICOLARI
Tutte queste sottigliezze, questi particolari non devono essere necessariamente eclatanti: possono anche essere dati per scontati e costituire la normalità. Chiunque suoni uno strumento musicale, per nulla al mondo lo sostituirebbe con una fonte di sinusoidi: la gradevolezza dell'esperienza musicale, infatti, parte dagli armonici, da come questi interagiscono con il riverbero, da come si riequilibrano dopo l'attacco, e da mille altre cose. Ciò è presente in tutti i suoni che ascoltiamo da quando siamo nati. Siamo cioè piuttosto “viziati” e abbiamo un discreto “buon gusto”, esigente, sviluppato ancor prima di imbracciare uno strumento per la prima volta.
Tutto ciò fa sì che la nostra esperienza musicale risulti “avvolgente” rispetto alle melodie e alle armonie che ci trasmettono i significati della musica. Queste melodie e armonie (insieme al ritmo) non sono altro che matematica, avvolta dal bello delle emozioni e sensazioni che esse stesse suscitano. E tali sensazioni a loro volta generano una pienezza interiore che porta ad ulteriori invenzioni logico-musicali, altri significati, in un turbine di retroazioni positive che costituisce il genio inventivo dei compositori.
La componente che “riempie” e “riscalda”, quindi, costituita dalle emozioni, è in molta parte coadiuvata dai quei particolari sonori che, essendo presenti in gran quantità, fanno “spessore” e rendono sature e sazie le emozioni stesse.

VIVERE LA MUSICA
Utilizzando i prodotti software, ci si avventura in percorsi che spesso portano lontano: quella del computer è una produttività diversa, anche se comunque molto efficace. Purtroppo però nello stesso tempo occorre rinunciare a cose che solo apparentemente e ingenuamente possono essere considerate come secondarie: la loro presenza, anche non consapevole, può dare avvio ad una attività creativa caratterizzata da maggiore produttività e soddisfazione, perchè più vicina alle esigenze dell'animo umano.
Quest'ultimo infatti ha bisogno di “fare”, di “vivere” in prima persona l'esperienza musicale, soggettivamente e con le sue strutture, le cui componenti hanno un peso relativo che non siamo noi a stabilire.
Come si diceva prima, le melodie e le armonie che tanto amiamo, non ci deliziano affatto se sono prodotte da semplici suoni statici come sinusoidi. E' necessario infatti assecondare le esigenze di “abbondanza” e “riempimento” della nostra natura psico-acustica, perchè l'attività musicale abbia inizio, continui e non sia interrotta subito per manifesta sgradevolezza.
Ecco quindi perchè ha un senso imbracciare uno strumento acustico o mettere le mani su una tastiera: perchè il nostro essere vuole partecipare all'attività musicale con tutte le sue strutture, anche quelle meno mentali. Le quali, però, se non soddisfatte, fanno sì che la voglia di suonare regredisca fino ad annullarsi. Anche il corpo vuole “agire” la musica, e vuole interagire con essa: desidera avere come partner oggetti solidi (come le grosse corde di un basso per esempio, o le manopole di un synth). E poi, molta di quella che noi chiamiamo mente, per funzionare e godere, per essere soggettivamente protagonista, deve far muovere le sue parti più profonde. Queste ultime non devono essere considerate una tara, un rallentamento, ma piuttosto il nostro essere più genuino e reale. Un essere limitato magari, ma con caratteristiche che a noi stessi sfuggono, o che a volte mettiamo da parte troppo frettolosamente in favore di aspetti più intellettuali. E' importante invece capire che, risultati intellettualizzabili a posteriori, sono di fatto generati da moduli non intellettuali. Come dire che ciò che ci sembra essere solo razionale, invece non è che il frutto della ricchezza saggia e occulta di parti del nostro essere che hanno radici in zone profonde e sconosciute: dove la parte razionale si unisce a quella emotiva, dove i nostri due emisferi cerebrali convergono.

SINESTESIA
Quali altri importati particolari vengono trascurati? L'estetica di uno strumento, ad esempio, quanto influisce sulla motivazione di un musicista? Molto, sicuramente, ma perchè? Forse soltanto perchè esiste la dimensione live, che comporta anche un aspetto estetico? O soprattutto perchè il nostro essere è naturalmente portato a riunire in un'unica esperienza le immagini con i suoni? Oppure anche perchè l'entusiasmo suscitato da una semplice forma estetica può generare un'esaltazione che può valere una carriera?
In fondo, a pensarci bene, tutto ciò che la musica evoca lo possiamo ritrovare nella nostra vita: negli entusiasmi come nei momenti di riflessione, negli spazi aperti oppure intimi, nei progetti che facciamo e nelle persone che sono intorno a noi. Le composizioni che amiamo possono evocare in noi stati d'animo, immagini di luoghi e spazi, aspettative e attese. E tutte queste cose non sono affatto disgiunte fra loro, ma contribuiscono a formare l'esperienza globale, le cui componenti non sono separabili.
Per questo ha senso scegliere con particolare cura il luogo dove suonare o dove sistemare il proprio studio e i propri strumenti. Così come ha senso preferire che il suono riempia lo spazio acustico della stanza, con il suo riverbero, invece di rimanere per ore con una cuffia in testa e con il collo indolenzito. Il nostro essere “è” lì, proiettato nello spazio, libero, e solo così può partecipare pienamente all'esperienza musicale.
Tutte queste cose sono spesso sacrificate quando si utilizza il computer. E sicuramente il computer ha i suoi vantaggi peculiari, da non ignorare. Come sono peculiari di altre configurazioni, invece, altri vantaggi: quelli che permettono di dare giusto rilievo ad aspetti nascosti ma decisivi che, come è stato ampiamente illustrato, hanno una valenza tale da aumentare la reale produttività. E questo perchè tali aspetti sono l'espressione di quelle parti del nostro essere che posseggono la reale capacità creativa. Il fatto di poter accedere al proprio strumento pochi istanti dopo che ne è nato il desiderio, ha un'importanza cruciale, ancora più che il fatto di avere a disposizione, per esempio, decine di suoni diversi. Per questo può bastare una chitarra e una vista sul mare per comporre splendida musica.

TECNOLOGIA
Esiste però anche una sorta di estetica della tecnica: nella forma e nella concreta fisicità di una tastiera per esempio (l'aspetto, i materiali utilizzati, le sensazioni tattili, etc.) un musicista percepisce dei significati e trae dei piaceri che hanno poco di musicale, eppure sono intimamente connessi con il risultato che se ne tira fuori. Come del resto è bello di per sé leggere la musica ed esercitarsi sullo strumento, anche come attività fine a se stessa.
Il piacere della tecnica, suscitato dalla consapevolezza che ciò che si sta usando è frutto di un progetto ben riuscito, sia esso elettronico o acustico, rivolto alla produzione musicale, può costituire una motivazione molto forte all'uso di uno strumento o di un sistema. E il risultato finale sarà comunque musica ispirata. Mentre un progetto che mostri incoerenza e sia distante da quanto è ottimale, genera solo repulsione e delusione.
Noi siamo davvero innamorati della tecnologia, sia che si concretizzi in un dispositivo hardware sia che si mostri in un'applicazione software. Entrambe le tipologie hanno ragione di essere; infatti, oltre ad apprezzare la concretezza rassicurante di una workstation a tastiera, siamo anche sinceramente convinti che il computer e lo studio virtuale, costituiscano una miniera di possibilità. Sarebbe sbagliato rinunciarvi. Se dobbiamo realizzare un demo, il nostro project studio basato su pc ci permette di fare cose che non ci saremmo neanche sognati qualche anno fa.
L'ideale sarebbe che l'industria capisse, tra le altre cose, quanto l'immediatezza e l'interfaccia uomo-macchina siano importanti. Quale sarebbe la nostra esperienza musicale se il nostro host vst si accendesse istantaneamente con tutti i settaggi caricati, insieme al computer? Che rapporto avremmo con la nostra chitarra se le nuances espressive della nostra performance pilotassero direttamente gli aspetti di suoni totalmente diversi? Saremmo ancora diffidenti se le distorsioni fossero davvero all'altezza dei suoni cui siamo oramai abituati, perchè sono cinquant'anni che il rock ce li propone, e non si può tornare indietro? Il nostro gusto di fatto si è raffinato molto prima che i programmatori fossero in grado di approssimare gli algoritmi di questa stessa raffinatezza. Le cose più belle che la musica ci ha dato, c'erano già decenni prima che i softsynth facessero la loro comparsa.
Peccato che l'industria sembri seguire in maniera suicida meccanismi in cui il marketing ha sempre l'ultima parola, appiattendosi sui desideri dell'utente medio. Non avendo la lungimiranza dell'utente esperto, questo rimane deluso dai risultati concreti di ciò che egli stesso ha promosso con le sue mediocri scelte.
La sfida è congiungere i due mondi. E non ci sarebbe contraddizione alcuna fra le “due filosofie”, non più oscillazione, non più dover decidere da che parte stare.
Per adesso possiamo soltanto creare sistemi ibridi, che siano la diretta proiezione delle strutture mentali (alcune più “software”, altre più “hardware”) che li useranno, oppure focalizzarci su alcuni aspetti in attesa di prodotti completi e immediati. Per adesso accontentiamoci dei prodotti effettivamente disponibili, purchè comunque assecondino le aspettative di qualità “totale” che nutriamo, anche inconsapevolmente.
Dopo aver sottolineato l'importanza della fisicità e dell'acusticità, possiamo finalmente riconsiderare la straordinaria nitidezza del digitale: anche questo è un aspetto “sottile” (questa volta però non sottovalutato) che entusiasma e che può dare molto all'esperienza musicale. La purezza di una registrazione digitale o un campionamento estremamente particolareggiato non possono che invogliare il musicista a farsi conquistare dalle sottigliezze, sperimentarle in prima persona per poi fissarle nelle tracce di un sequencer.
I due aspetti si stimolano l'uno con l'altro: poter disporre di uno studio digitale permette di apprezzare le microscopiche peculiarità dei suoni, e spinge a sperimentarne di nuovi.

CONCLUSIONI
In conclusione, se qualcuno ha delle sensazioni che non riesce a razionalizzare, riguardo la necessità di dare il giusto valore a determinati aspetti, a volte minimali, dell'esperienza musicale, non si senta in dovere di distogliere l'attenzione, anzi inverta il punto di vista, e consideri che ciò che lo ha spinto finora a fare musica erano proprio quegli aspetti. Riassumendo:

1 - importanza dell'immediata fruibilità dello strumento musicale e del controllo dei parametri, tramite interazione diretta;
2 - importanza della ricchezza dei suoni acustici, quindi delle sottigliezze, come rivestimento e riempimento, ma anche come sottili input dai quali la nostra sensibilità raffinata sa farsi ispirare;
3 - necessità di coinvolgere nell'esperienza musicale strutture della mente aventi esigenze particolari, che però sono all'origine della capacità creativa e della possibilità di godere dell'esperienza musicale;
4 - necessità di fruire di quest'ultima immergendosi nelle forme d'esperienza quotidianamente “umane” come: suonare in uno spazio acustico reale o in un luogo particolare, collaborando con altri musicisti ed interagendo fisicamente con gli strumenti e le loro parti, facendosi inoltre ispirare da ciò che di bello c'è nella propria vita e nel mondo;
5 - riconoscimento del ruolo che l'apprezzamento per progetti tecnici ben riusciti e il corrispondente risultato “estetico-costruttivo” hanno nella spinta all'utilizzo di strumenti e sistemi e quindi nella creatività stessa;
6 – importanza di progettare sistemi composti di parti che siano la proiezione delle strutture mentali che le useranno, alcune più intellettuali, altre più concrete;
7 - rinoscimento dell'importanza del computer negli ambiti della generazione e, soprattutto, della fedele registrazione della ricchezza musicale prodotta al suo esterno, nonché riconoscimento dell'entusiasmo derivante dalla sensazione di nitidezza e precisione che lo caratterizzano.

Sì la quadratura del cerchio è possibile.

Messaggi: 1 | Data Registrazione: Gen 2008  |  IP: Logged
c.pusher
Member
Member # 5523

 - posted 23. Gennaio 2008 01:38      Profile for c.pusher   Email c.pusher         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
ciao. ti faccio i complimenti per quello che hai scritto e per come lo hai scritto: un articolo interessante e ben esposto.

quel che dici è in gran parte condivisibile, tant'è che domani metterò un po di annunci e cercherò di tirar su una band! Che dire, il piacere di imbracciare uno strumento è ineguagliabile, "l'interesse" sonoro che ne deriva non ha terabyte che tengano. Però permettimi; ho l'impresione della scoperta dell'acqua calda.
C'è da dire, invece, che nel momento che dovrò registrare lo strumento per farne una produzione musicale anche qui verrà meno l'immediatezza che hai descritto: microfoni,posizionamenti, scelta del suono adatto, esecuzione, arrangiamento(immagina che ciò avvenga in uno studio dove hanno 8 chitarre,10 ampli,16 microfoni, quattro stanza di ripresa, muri di outboard, il produttore artistico, il produttore esecutivo, tre/quattro tecnici audio...)

E ciò equivale, ne piu ne meno, alla perdita di imediatezza che si ha nello scegliere l'ago nel pagliaio dei byte.
Cioè: se con lo strumento vero interagisco velocemente e riccamente in fase creativa ma dovrò necessariamente "sacrificare" i miei slanci artistici nel momento che dovrò fissarli su un supporto, è vero anche che in maniera speculare alla perdita di immediatezza del calderone digitale posso, però, fissare tutto velocemente su un supporto perchè è già su un supporto e perchè...agisco da solo... Non trovi?
Quel che voglio dire, quello su cui stò cercando di fare ulteriore chiarezza, è che bisogna stare attenti a non confondere due piani distinti, la creatività pura e la produzione musicale.
Quindi vengo al tuo discorso: l'ideale della fusione tra bellezza analogica e utilità digitale.

A questo punto mi voglio soffermare su un altro aspetto. Prendo spunto dal marketing, ovvero questa prassi quasi fatale, oggigiorno, alla creazione artistica. Dico subito che condivido di nuovo quel che dici, però voglio ulteriormente complicare la situazione ed arrivare a fare una provocazione: che in realtà è anche una mia convinzione. Lo scarto che avverti tu, tra l'idea artistica e la messa in produzione, è figlio di una generazione di musicisti/musicanti che è destinata ad esaurirsi! Tra 30 anni, secondo me, non ci saranno piu musicisti che imbracciano strumenti veri, ma solo agenti musicali che sfrutteranno l'immensa risorsa digitale che nel frattempo sarà cresciuta e sviluppata. Ragazzi, che ancora devono nascere, che non si porranno piu il problema della scontro generazionale nostro tra anologico e digitale, hardware e software, computer e strumento reale. Una nuova ondata di musicanti che avrà totalmente superato la necessità di fusione di cui sopra, e sarà totalmente immersa nel marasma di byte. e comincieranno, anzi proseguiranno, a creare musica sconfinando i limiti territoriali, e mentali odierni, grazie al web. Ed il marketing nemmeno esisterà piu perchè la capacità di diffusione digitale della musica l'avrà completamente reso inerte, oppure trasformato in qualcosa che ora non riesco proprio ad immaginare. E si tornerà di nuovo a creare, in forme diverse, con categorie mentali diverse. ma si tornerà a creare.

anche in questo io vedo una quadratura del cerchio.

Messaggi: 3512 | Data Registrazione: Apr 2005  |  IP: Logged
pedreiro
Member
Member # 10491

 - posted 23. Gennaio 2008 08:28      Profile for pedreiro   Email pedreiro         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
sono daccordo con il pusher, si ! mi pare abbia robbba buona.
la disamina del legna è de coccio, come dicono in cina.
la daw è uno strumento musicale a tutti gli effetti, analizzarlo mentre sta nascendo comporta un sacco di storie ed ipotesi più o meno stravaganti che ai musicisti, anzi agli esseri umani in generale, che nascono oggi parranno probabilmente buffe oppure non non se le cagheranno nemmeno.
immaginate cosa è successo quando ha preso piede il fortepiano diventato poi pianoforte.
casino e diatribe infernali.
nonostante il tempo passato ci sono comunque ancora molti che vanno in giro a cercare corde di budello animale per suonare, a dire loro, in modo perfettamente filologico la musica del '700.
dunque fra venti-trenta anni forse non ci sarà più motivo di maledire il P2P, però sicuramente ci sarà ancora qualcuno che imbracciando una chitarra senza silicio ci farà diventare gli occhi lucidi.

Messaggi: 918 | Data Registrazione: Gen 2008  |  IP: Logged
perry farrell
Member
Member # 510

 - posted 23. Gennaio 2008 08:29      Profile for perry farrell   Email perry farrell         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
Articolo molto interessante... arriva in un periodo in cui proprio cominciavo a pensare a questi fattori "laterali", ma così importanti dell'esperienza musicale. Personalmente mi sono accorto che registro molto meglio se, come facevo una volta, suono con gli occhi chiusi piuttosto che guardare il monitor. Oppure che è stata una ficata scassare il muro per mettere il case del pc nella stanza accanto e non sentire più il rumore della ventola ad inizio sessione...come accade in ogni ufficio!!!. Concordo ovviamente con voi 2 sul fatto che comunque il pc registra, schematizza e costruisce in maniera efficientissima. La visione "mattonifica" degli editor aiuta mille volte di più di quando bisognava doppiare una strofa in un multitraccia, ecc. (qualcuno ha mai tagliato un nastro di un multitraccia? orrrore!!!)Insomma, senza inutili romanticismi o "tecnologismi" è ora che si cominci a discernere su cosa aiuta un aspetto e cosa un altro. La distinzione hard/soft, fatta da molti vantandone solo la rispettiva fedeltà, o calore, o che altro, è stantia.... ben venga piuttosto una chiara distinzione fatta sui fattori sensoriali... L'approccio "manopola" vs. mouse, ecc. Può sembrare ingenuo, e invece è proprio ora d'indagare a tutto campo sulle reali caratteristiche dei 2 sistemi da un punto di vista esperenziale...
Messaggi: 842 | Data Registrazione: Ott 2001  |  IP: Logged
perry farrell
Member
Member # 510

 - posted 23. Gennaio 2008 08:34      Profile for perry farrell   Email perry farrell         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
...per Pedreiro:
1) mi piace come scrivi
2) io infatti non penserei al futuro, mi concentrerei sul come oggi il parco macchine che abbiamo intorno possa aiutarci creativamente.

Messaggi: 842 | Data Registrazione: Ott 2001  |  IP: Logged
pierecall
Member
Member # 1290

 - posted 23. Gennaio 2008 09:02      Profile for pierecall   Email pierecall         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
Non esistono standard riguardo la composizione musicale e i mezzi disponibili,ogni attrezzo sia esso software che hardware può essere motivo di utilizzo creativo,oggi disponiamo di questa possibilità alla quale nessuno è obbligato ad utilizzarla,il resto lo lascio a Sandro Mayer per i suoi gossip

ciao

Gennaro

[Big Grin] [Headbang]

Messaggi: 5876 | Data Registrazione: Ago 2002  |  IP: Logged
perry farrell
Member
Member # 510

 - posted 23. Gennaio 2008 09:41      Profile for perry farrell   Email perry farrell         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
Ciao Genna'!!! E chi è S. Mayer?
Messaggi: 842 | Data Registrazione: Ott 2001  |  IP: Logged
Merlin
Member
Member # 8973

 - posted 23. Gennaio 2008 10:18      Profile for Merlin           Edit/Delete Post   Reply With Quote 
articolo interessante, ma secondo me ha soffre di qualche omissione...

1) I costi
oggi con un esborso in proporzione limitato, e stando nel mondo virtuale, si puo' avere il corrispondente di cio' che nell'era pre-daw richiedeva spazi ed investimenti colossali.

Il virtuale e' quindi una scelta anche di tipo pratico/economico e a pari investimento l'alternativa non esiste proprio.

2) Nell'articolo si fa forzatamente coincidere l'aspetto creativo con le "lentezze intrinseche" e le farraginosita' del mondo virtuale, ma nessuno obbliga ad accendere il computer per "fissare un idea" o cogliere un momento creativo.

Augurabilmente queste sono due fasi distinte... se mi prudono le dita perche ho voglia di suonare non accendo il picci' ma mi siedo davanti al pianoforte... (magari con un vecchio e glorioso tape recorder... giusto per immortalare eventuali genialate [Smile] )

successivamente se vorro' dare una struttura piu' completa (arrangiando/aggiungendo/completando) l'idea creativa lo faro' sulla mia DAW, che ben si adatta ad un lavoro di questo genere... piu' diciamo "a tavolino".

3) l'articolo pare propendere e vedere con maggior favore il mondo "hardware"... il che e' anche condivisibile.. in quanto pure io gli riconosco un fascino totalmente differente (siamo tutti un po' feticisti anche dell'oggeto musicale... ) ma non pone l'accento in modo paritario sulle immense possibilita' aperte a tutti e volendo senza o con minimo investimento (utilizzando software free) di poter gioire, godere, ed utilizzare arsenali sonori e una qualita' inimmaginabile fino a pochi anni fa.

Complimenti per l'articolo e per le considerazioni messe in campo, tutte estremamente interessanti.

Messaggi: 2175 | Data Registrazione: Feb 2007  |  IP: Logged
yasodanandana
Member
Member # 1424

 - posted 23. Gennaio 2008 11:33      Profile for yasodanandana   Email yasodanandana         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
bella discussione.. complimenti all'ispiratore del thread e agli altri partecipanti
Messaggi: 29459 | Data Registrazione: Ott 2002  |  IP: Logged
pedreiro
Member
Member # 10491

 - posted 23. Gennaio 2008 12:09      Profile for pedreiro   Email pedreiro         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
quote:
Originally posted by perry farrell:
...per Pedreiro:
1) mi piace come scrivi
2) io infatti non penserei al futuro, mi concentrerei sul come oggi il parco macchine che abbiamo intorno possa aiutarci creativamente.

1) ti ringrazio
2) fermo restando che la disamina del legna sia molto puntuale, con considerazioni precise e ben argomentate, penso che il suo limite risieda nel fatto che analizza il modo di fare musica con la "testa" del passato e le "mani" del futuro.
Si dice che Cole Porter, magari è solo leggenda, durante una notte passata a bivaccare su un tavolino di bar per dimenticare qualche guaio sentimentale, abbia scritto un pezzo musicale proprio su dei tovagliolini di carta non avendo altro a disposizione.
Quando poi è tornato a casa ha preparato l'arrangiamento orchestrale ed ha chiamato la canzone “night and day” che tutti quanti conosciamo per bene.
Oggi avrebbe usato un palmare con finale pocket, magari, e sarebbe stata esattamente la stessa cosa.
La tecnologia attuale non l’avrebbe aiutato più di tanto a livello creativo.
Per un altro musicista che abbia studiato non in modo tradizionale ma solo con la daw, il discorso sarebbe diverso e gli stimoli creativi verrebbero anche da li, forse.
Sto ovviamente parlando di musica elettronica.
Tutto quello che si fa oggi solo con la daw, essendo a digiuno completo di musica e rimanendo nella musica cosiddetta leggera o comunque alla moda, corrisponde al fare proprie le idee che sono intrinseche nei programmi sequencer ed affini.
Tutto ciò in perfetta sintesi di cerchio quadrato.

Messaggi: 918 | Data Registrazione: Gen 2008  |  IP: Logged
Justin_1976
Member
Member # 4954

 - posted 23. Gennaio 2008 12:54      Profile for Justin_1976   Email Justin_1976         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
quote:
Originally posted by pedreiro:

fermo restando che la disamina del legna sia molto puntuale, con considerazioni precise e ben argomentate, penso che il suo limite risieda nel fatto che analizza il modo di fare musica con la "testa" del passato e le "mani" del futuro.
Si dice che Cole Porter, magari è solo leggenda, durante una notte passata a bivaccare su un tavolino di bar per dimenticare qualche guaio sentimentale, abbia scritto un pezzo musicale proprio su dei tovagliolini di carta non avendo altro a disposizione.
Quando poi è tornato a casa ha preparato l'arrangiamento orchestrale ed ha chiamato la canzone “night and day” che tutti quanti conosciamo per bene.
Oggi avrebbe usato un palmare con finale pocket, magari, e sarebbe stata esattamente la stessa cosa.
La tecnologia attuale non l’avrebbe aiutato più di tanto a livello creativo.
Per un altro musicista che abbia studiato non in modo tradizionale ma solo con la daw, il discorso sarebbe diverso e gli stimoli creativi verrebbero anche da li, forse.
Sto ovviamente parlando di musica elettronica.
Tutto quello che si fa oggi solo con la daw, essendo a digiuno completo di musica e rimanendo nella musica cosiddetta leggera o comunque alla moda, corrisponde al fare proprie le idee che sono intrinseche nei programmi sequencer ed affini.
Tutto ciò in perfetta sintesi di cerchio quadrato.

Non sarei stato capace di esprimere meglio il mio pensiero di quanto abbia fatto tu in queste righe.
Messaggi: 2639 | Data Registrazione: Gen 2005  |  IP: Logged
perry farrell
Member
Member # 510

 - posted 23. Gennaio 2008 12:56      Profile for perry farrell   Email perry farrell         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
infatti direi che il limite di queste discussioni è proprio quando si tenta di contrapporre le cose: meglio pensare a come integrarle in maniera critica e personale.
Il bello dello spunto del thread è che secondo me, invece di dire... preferisco l'hardware perché suona meglio, ecc. si pone l'accento su fattori sinestetici ecc. ... che è giusto considerare. Poi, in quanto mezzi, è ovvio che utilizzare un tovagliolo piuttosto che un palmare è una scelta personale, culturale o semplicemente pratica.

P.s. aggiungo che comunque nel mercato non esiste solo l'istanza "digitalizzatrice" ma anche quella "vintage-analogica" ed, al pari dell'altra, quando portata avanti per puri scopi commerciali o per "cieco tifo", mi risulta ugualmente parziale et odiosa.

Per fortuna ho il (povero) portafogli che decide per me spesso, quindi certi rovelli a volte sono solo formali, ahahah!!!!

Messaggi: 842 | Data Registrazione: Ott 2001  |  IP: Logged
c.pusher
Member
Member # 5523

 - posted 23. Gennaio 2008 15:14      Profile for c.pusher   Email c.pusher         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
quote:
Originally posted by pedreiro:
sono daccordo con il pusher, si ! mi pare abbia robbba buona.

grazie grazie! ma ormai mi è rimasto solo il nome(e la nomea)...
[Big Grin]

Messaggi: 3512 | Data Registrazione: Apr 2005  |  IP: Logged
pierecall
Member
Member # 1290

 - posted 23. Gennaio 2008 15:31      Profile for pierecall   Email pierecall         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
Una volta era direttore del settimanla Gente,ultimamente è direttore di alcune testate gossippare settimanli,tipo dipiù e simili,attualmente lo si vede quasi ogni settimana nel programma domenicale condotto da Giletti alle 14 dal titolo L'Arena [Big Grin] [Big Grin]

ciao

gennaro

quote:
Originally posted by perry farrell:
Ciao Genna'!!! E chi è S. Mayer?


Messaggi: 5876 | Data Registrazione: Ago 2002  |  IP: Logged
kikowe
Junior Member
Member # 9759

 - posted 26. Gennaio 2008 00:54      Profile for kikowe   Email kikowe         Edit/Delete Post   Reply With Quote 
ogni strumento apre nuovi sbocchi creativi.. la daw è uno strumento in tutti sensi,solo diverso..

suono la chitarra,e comprendo benissimo la preziosità della musica "suonata", del piacere di suonare insieme, condividere un emozione..

allo stesso modo personalmente non potrei fare a meno di un pc.. la possibilità di creare la MIA musica, totalmente mia, comporre parti di altri strumenti, allarga davvero le possibilità creative.. anche qui c'è una sorta di empatia.. si entra più in contatto con se stessi, piuttosto che con gli altri.. com'è intimo il rapporto con altri musicisti,così lo è con se stessi,quando si lavora al pc..

è semplicemente un approccio diverso

se non avessi cominciato a scrivere musica su sequencer non avrei mai conosciuto una parte di me,una parte che ritengo piuttosto importante,realmente la più intima,tanto che se "suono" a computer posso fare a meno anche di suonare la chitarra..

forse sono andato un pò off topic, però ci tenevo a fare 2 osservazioni da questo punto di vista,perchè è esattamente il modo in cui si divide la mia vita musicale.. e ho necessità di suonare con altri come di scrivere musica al computer,o registrare,anche semplicemente di lavorare da solo..

l'articolo è stato molto interessante,davvero, soltanto, come penso si evinca, non sono daccordo sul fatto che il software sia anche minimamente un limite creativo.. è personale comunque..

Messaggi: 158 | Data Registrazione: Ago 2007  |  IP: Logged


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