Breve storia della musica elettronica 1/2

Questo articolo nasce come capitolo iniziale della mia tesi di laurea in ingegneria elettronica. L’?argomento della tesi riguardava l?analisi di alcuni metodi d?’identificazione di sistemi analogici audio per la generazione di algoritmi che, una volta implementati, ne permettessero l?emulazione su calcolatore. Si tratta di un argomento che, per sua natura, implica una noiosa e massiccia trattazione matematica. Mi è sembrato interessante scrivere un capitolo che introducesse l?argomento da un punto di vista storico; questo mi ha permesso di controbilanciare la pomposità (l’?aggettivo più adatto sarebbe un altro, ma non è carino scrivere parole sconce all?’interno di articoli divulgativi) del resto della tesi con una parte sicuramente più leggera e (si spera) godibile.

Prima Parte

Vai alla seconda parte

Ai frequentatori di cubase.it propongo la lettura del capitolo in questione rivisto e corretto per
l?occasione. Mi auguro che possa essere un’ argomento interessante per la maggior parte di voi ma, nel caso vi risulti difficilmente digeribile, vi invito a rivolgere un pensiero a quei poveretti
che, per motivi accademici, sono stati costretti a leggersi anche il resto della mia tesi.

Musica elettronica e musica concreta

Prima di cominciare a vedere com?è nata e come si è sviluppata la musica elettronica conviene cercare di capire cosa si indica con il termine ?musica concreta?.

Ma perché porsi questa domanda? Il motivo sta nel fatto che, storicamente, la musica elettronica e la musica concreta, pur nascendo come discipline differenti, sono state
caratterizzate da molti punti di contatto, tanto da finire per confluire l?una
nell?altra. Inoltre l?evoluzione della musica concreta si è rivelata di fondamentale importanza (sia a livello ideologico che a livello pratico) per il cammino della musica elettronica. In effetti, attualmente, con i due modi di dire si identifica la stessa cosa, ma non sempre è stato così. Ha senso, allora, cercare affinità e differenze tra le due discipline soltanto intendendo queste ultime allo stato puro, ovvero nella fase storicamente iniziale.

?Nella musica concreta allo stato puro il materiale sonoro di base è sempre precostituito: suoni e rumori provenienti da qualsiasi contesto, anche di natura esistenziale, cioè a dire
ricavati dalla quotidianità, dalla natura, dalla tecnologia come da voci e
strumenti tradizionali, vengono registrati con il magnetofono, immagazzinati e
successivamente elaborati mediante la tecnica del montaggio e più o meno
denaturati. Al contrario la musica elettronica pura si serve solo di suoni prodotti attraverso generatori di frequenza, di rumori, di impulsi, di onde. I suoni che ne derivano sono dunque
totalmente nuovi.? [1]

Si capisce, quindi, che la differenza sostanziale tra le due sta nella genesi del suono, nella fonte che lo genera. Se il suono usato per creare musica esiste prima ancora di prenderlo e utilizzarlo artisticamente, allora parliamo di musica concreta. Se, invece, viene
appositamente generato (mediante apparecchiature elettriche o elettroniche) nel
momento della esecuzione musicale, allora parliamo di musica elettronica.

Per  quanto concerne le affinità invece:

?Tra i mezzi elaborativi comuni vanno citati tutti gl?ingredienti nel campo della stratificazione
materica, dell?intensità e poi ancora l?uso simultaneo di più nastri, il missaggio, il lavoro di forbici sul materiale fissato sul nastro, con sezioni anche piccolissime montate secondo criteri soggettivi di composizione, retroversione del suono, sfumatura del suono, cancellazione del nastro ad uso di modificazione e filtro d?altezza o timbrico, spazializzazione mediante
altoparlanti.? [2]

Risulta subito evidente che i punti in comune sono notevolmente superiori rispetto a quelli non comuni (sarebbe addirittura più preciso parlare di unico aspetto divergente). Ai nostri giorni la
distinzione cade proprio a causa del fatto che tale divergenza si è ulteriormente assottigliata.

Le ragioni di questo assottigliamento sono principalmente due:

  • Commistione delle tecniche; sempre più frequentemente, all?interno di una qualsiasi composizione musicale, si trovano sia suoni generati elettronicamente e sia suoni campionati in precedenza.
  • Molti musicisti addirittura arrivano ad usare campionamenti di suoni generati elettronicamente.

Un esempio classico sono le linee percussive realizzate con i campioni di drum machines blasonate; siccome queste macchine costano molto si ottengo risultati soddisfacenti anche
utilizzando soltanto i samples ricavati campionandole (e che sono facilmente e
gratuitamente reperibili in rete).  Impossibilità, almeno per il
fruitore, di poter riconoscere con certezza la fonte.

L?enorme quantità di processori di segnali audio oggi esistenti permette livelli di manipolazione così elevati che, il risultato finale, nella maggior parte dei casi, non è
catalogabile con certezza all?interno di una delle due categorie. Etimologicamente il termine
?concreto? sta ad indicare musica nella quale i compositori hanno “concretamente” a che fare con dei suoni e non “astrattamente” con dei simboli che li rappresentano. Questa definizione si adatta bene tanto alla musica concreta quanto alla musica elettronica e questo è un
ulteriore ragione per cui i due termini hanno finito per indicare la stessa
cosa. Affrontato il discorso relativo al significato di ?musica concreta? possiamo passare a parlare un po? più approfonditamente degli eventi che hanno caratterizzato l?evolvere della
musica elettronica.

Personaggi ed invenzioni

La storia della musica elettronica è caratterizzata, allo stesso tempo, sia da una serie di invenzioni tecnologiche e sia dallo sfruttamento artistico che di tali invenzioni è stato
fatto. Quindi le figure che la caratterizzano sono principalmente quelle di inventori e ingegneri, prima ancora che di musicisti veri e propri (anche se, nella maggior parte dei casi,
l?inventore era al tempo stesso valente musicista).

Il primo importante strumento musicale elettronico fu il Telharmonium
brevettato nel 1897
dall’avvocato, imprenditore e inventore americano Thaddeus
Cahill
(Mount Zion, Iowa 1867 – New York City 1934). L’idea era quella di
trasmettere musica nelle case e in luoghi pubblici tramite le linee telefoniche
(tipo filodiffusione) da ascoltare con apposite cornette collegate agli
apparecchi telefonici. La musica veniva suonata attraverso una console e la trasmissione del suono avveniva in tempo reale. Il tipo di sintesi adottata
era la additiva (basata sulla somma di un certo numero di sinusoidi che
riproducono le armoniche del suono). Cahill riuscì a trovare degli
investitori che finanziassero la sua idea e costruì tre versioni di questo
strumento.

La  prima, detta Mark I, pesava 7 tonnellate, mentre la seconda, detta Mark II, pesava addirittura 200 tonnellate.

Cahill convinse la compagnia telefonica di New York a firmare un contratto per la fornitura di questo servizio e nel 1906 vennero eseguiti alcuni concerti il cui pubblico era
formato sia da persone presenti in sala e sia da persone che, utilizzando le
linee telefoniche, potevano ascoltare comodamente da casa.  Comunque, per una serie di problemi, non ultimi quello delle interferenze con le linee telefoniche e quello relativo all?ingombro dello strumento stesso, l’impresa fallì nel 1908.

Teleharmonium1897
Figura 1 – Consolle di un Telharmonium

A causa della sua breve vita purtroppo non esistono registrazioni che possano dare testimonianza del suono che tale strumento produceva. Gli ascoltatori dell?epoca
definirono il suono come ?chiaro e puro? (quello che ci si aspetta da un suono
formato con un esiguo numero di armoniche sinusoidali)  e notarono la capacità, da parte del
Telharmonium, di riprodurre il suono di comuni strumenti a fiato come il flauto
ed il clarinetto

Tra i vari strumenti che furono sviluppati nella prima metà del XX° secolo il più notevole fu il Theremin inventato da Leon Termen (St Petersberg in 1896 – 1993) a Mosca nel
1917.

Leon_Theremin_Playing_Theremin
Figura 2 – Leon Termen

Il Theremin è il più antico
strumento elettronico tuttora in uso e lo si suona per mezzo di due antenne che
servono per controllare la frequenza e il volume del suono.

Quella per il controllo dell’altezza del suono è montata verticalmente sul corpo principale dello
strumento: avvicinando la mano destra a questa antenna si ottiene un suono più acuto e allontanandola più grave. Quella per il controllo del volume è montata orizzontalmente sul corpo principale dello strumento: avvicinando la mano sinistra a questa antenna il volume si abbassa e allontanandola lo si alza. Le modulazioni avvengono
grazie all?interazione elettromagnetica tra il corpo umano e le due antenne.

theremin classic1
Figura 3 – Un modello di Theremin

La generazione del suono ha luogo per mezzo di un sistema eterodina basato su due oscillatori; questi generano due segnali sinusoidali radio ad alta frequenza i quali vengono moltiplicati fra loro dando vita ad una componente ad altissima frequenza (che viene tagliata mediante un filtro passabasso) ed una componente a frequenza udibile.

Quello che si ottiene suonandolo è una successione di glossati, ma abili esecutori riescono anche ad eseguire note staccate. Per la sua natura particolare
(è probabilmente l?unico strumento musicale al mondo che si suona senza toccarlo
direttamente) risulta abbastanza difficile da padroneggiare con maestria. Termen
convinse gli scienziati del Soviet e lo stesso Lenin, che volle prendere
lezioni per imparare a suonarlo e che commissionò la realizzazione di 600
esemplari da inviare attraverso tutta l?Unione Sovietica per effettuare
dimostrazioni.

Nel 1921 seguì un trionfale tour europeo per promuovere questo strumento e nel 1927 arrivò a New York dove, alla prima rappresentazione nella quale si esibì con la Filarmonica di New
York, erano presenti musicisti come Arturo Toscanini e Sergei Rachmaninoff.

Lì incontrò Clara Rockmore (1911-1998) che sarebbe diventata la prima virtuosa dello strumento.

 

Clara Rockmore
Figura 4 – Clara Rockmore

Nel 1938 Termen fu rapito da agenti russi mentre era nel suo appartamento di New York e fu mandato in un gulag per un breve periodo. In seguito lavorò, per il
Soviet, a progetti inerenti radar (durante la seconda guerra mondiale) e tornò
a New York soltanto nel 1991 (due anni prima della sua scomparsa). Tra le altre cose inventò un
congegno di ascolto per il KGB, vinse il premio Stalin e insegnò acustica
all’Università di Mosca dove morì nel 1993.

Nonostante le vicissitudini vissute dal suo inventore il Theremin ebbe un?affermazione strepitosa ed è stato usato in maniera massiccia soprattutto a partire dagli anni 60.

Fu usato dai Beach Boys nell?album ?Good Vibrations? del ?66, lo utilizzarono i Led Zeppelin nel
celeberrimo brano ?Whole Lotta Love? del ?69 e viene tuttora usato da artisti del calibro di Jean-Michel Jarre, dei Nine Inch 


Nails
e dei Mötley Crüe (lo troviamo quindi non solo nell?ambito della musica elettronica ma anche in quello dell?hard rock e del metal).

Un grosso successo lo ha avuto anche nel campo del cinema e della televisione. Il suo tipico suono sinusoidale tremolante è stato usato per molte colonne sonore di film horror,
ma è presente anche in successi più recenti come Ed Wood e Mars Attack. In televisione è stato utilizzato nella serie Star Treck così come nei Simpson e in BIG BANG THEORY

Insieme al Moog (di cui parleremo in seguito) ha fornito la materia prima per tutti gli effetti sonori dei cartoni animati giapponesi che andavano di moda a partire dalla fine degli
anni ?70. Si intuisce come sia possibile che la ditta che attualmente ne detiene i diritti di produzione e vendita (la ?Music Moog?) riesca a fare affari con un simile prodotto; il
numero degli estimatori è ancora oggi elevato.

Subito dopo il Theremin, in ordine di tempo, va ricordato l?organo Hammond, progettato da Laurens Hammond (1895 – 1973) e presentato al pubblico nell?aprile del 1935.

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Figura 5 – Laurens Hammond
Si tratta di un organo di dimensioni ridotte, con due tastiere disposte a cascata e una pedaliera per i suoni gravi.
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Figura 6 – Organo Hammond B3

 

L?’idea iniziale era quella di realizzare un pipe organ a basso costo per venire incontro alle esigenze conomiche di quelle chiese che non potevano permettersi un vero e proprio organo a canne. Il costo contenuto fece in modo che l?Hammond fosse usato ampiamente all?interno delle cappelle militari durante la seconda guerra mondiale. In questo modo molti soldati presero confidenza con lo strumento e questa familiarità contribuì alla sua popolarità nel dopoguerra. Fu così che uno strumento costruito con intenti ecclesiastici finì per diventare uno standard in generi musicali come jazz, blues, rock e gospel.

Così come il Telharmonium anche l?Hammond adotta una sintesi di tipo additivo; il suono viene creato miscelando fra loro un certo numero di armoniche.

Ciascuna armonica è generata da una speciale rotellina detta tonewheel.

fig01tonewheel
Figura 7 – Rappresentazione grafica di un Tonewheel

 

Dando un?occhiata alla Figura 7 possiamo comprenderne il funzionamento: la tonewheel
ruota attorno ad un asse centrale ed è posta al di sotto di un pickup
elettromagnetico. Il bordo zigrinato della tonewheel crea, durante la rotazione della stessa, una differenza di tensione alternata ai capi del pick-up; questa differenza è simil-sinusoidale (proprio le imperfezioni rispetto alla sinusoide pura determinano delle piccole distorsioni
e conferiscono all?Hammond il suo suono caratteristico). Le varie armoniche create con
le tonewheels hanno tra loro un rapporto spettrale fisso.

Il suono finale viene ottenuto miscelando queste armoniche; ciascuna ha una ampiezza massima selezionata dal musicista mediante l?uso delle cosiddette drawbars.

Drawbars
Figura 8 – Drawbars di un organo Hammond

 

Una ulteriore caratteristica tipica del suono dell?Hammond è il ?key click?; si tratta di una anomalia che si sente all?inizio di ogni nota (il termine onomatopeico ?click? è parecchio
adatto a rendere l?idea). Questa anomalia è dovuta ad
un difetto di progettazione ma, col tempo, ha finito per diventare una
caratteristica molto apprezzata. Con il passare degli anni
vennero aggiunte all?Hammond ulteriori caratteristiche come un vibrato
elettromeccanico
e, verso la fine degli anni ?50, un processore di riverbero
che serviva ad emulare la riverberazione tipica delle grandi chiese.

Anche se l?’Hammond viene qui annoverato nella schiera degli strumenti elettronici, per le sue
caratteristiche sarebbe meglio considerarlo uno strumento elettrico (o
elettromeccanico). Il contributo che ha comunque fornito allo sviluppo della musica elettronica e le numerose emulazioni software che esistono sul mercato ne giustificano pienamente la presenza all?interno di questa carrellata di eventi storici. Nel tempo ne sono stati
prodotti diversi modelli; il più famoso è, senza ombra di dubbio, l?Hammond B3 ma vanno ricordati anche il C3 e l?A100.

Tra i musicisti che hanno contribuito a diffonderne il mito vanno sicuramente citati Joey DeFrancesco, Jimmy ?The Cat? Smith e Keith Emerson (leader degli EL&P).

Non si può concludere il discorso inerente l’?Hammond senza menzionare il suo famoso sistema di amplificazione (altro elemento che caratterizza il suono di questo strumento):
gli speakers Leslie. Si tratta di cabinets che contengono un sistema d?amplificazione valvolare collegato con un diffusore fisso (specifico per i bassi) e un diffusore rotante a doppia uscita (che
diffondeva le frequenza medio-alte conferendo loro una sorta di tremolo dovuto
alla rotazione).

Leslie
Figura 9 – Vista interna di uno speaker Leslie

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Federico Giuliani (lupino56k@infinito.it) è un ingegnere elettronico, insegnante di materie d?indirizzo elettronico nel triennio delle scuole secondarie di secondo grado e socio fondatore del gruppo ProjectInnovation.
Ha trovato nell?hd recording un punto di incontro tra lo studio, il lavoro ed il tempo libero. Il suo interesse nel settore è di tipo tecnico, più che artistico, e si focalizza principalmente nel campo del software audio.

Fa parte della comunità del forum di cubase.it dove, col nickname ?lupino?, dà la possibilità agli altri utenti di testare la propria capacità di tolleranza e pazienza.

[1] Armando
Gentilucci, Introduzione alla musica elettronica, Feltrinelli Editore, 1972.

[2] Armando
Gentilucci, op. cit..