MIDI Guitar di Jam Origin è un software di nuova generazione che promette di trasformare una qualsiasi chitarra (o basso) in uno strumento MIDI polifonico. Il funzionamento è concettualmente abbastanza semplice, si collega la chitarra alla scheda audio, si apre il programma, il segnale in ingresso viene riconosciuto e quindi trasformato in note MIDI con le quali si potrà far suonare lo strumento virtuale preferito, sia in modalità monofonica che polifonica. A cura di Claudio Januario
Jam Origin offre il programma in versione stand alone e plug-in nei formati Audio Units e VST per OSX (10.6 o superiore) e Windows (XP SP3), sia a 32 che a 64 bit. Occorre avere almeno 512MB di RAM, una CPU dual core minimo a 1.6 GHz e ovviamente una scheda audio per la connessione della chitarra al computer.
Il prezzo di listino è fissato a 99,95 $ ed è possibile acquistarlo direttamente sul sito del produttore danese, www.jamorigin.com, mentre non c’è un distributore ufficiale italiano, cosa che di questi tempi non è di molta importanza per l’utente finale visto il settore molto di nicchia e il fatto che si tratti di un software. Sono disponibili una versione ridotta per GarageBand, al costo di 39,95$, e una per iOS (iPad e iPhone) al costo di 19,95$. Infine, sono in fase di sviluppo MIDI Bass (che al momento in cui scriviamo, anche se in fase beta, viene dato in offerta insieme a MIDI Guitar) e MIDI Violin.
Nella versione desktop, obiettivo della nostra recensione, MIDI Guitar offre due livelli di complessità della GUI, “essentials” e “advanced”, nei quali si può impostare la sensibilità del segnale in ingresso per gestire al meglio la conversione da audio a MIDI. Un pratico aiuto in linea offre ampia e chiara spiegazione di tutti i menu dell’interfaccia ed è disponibile per entrambe le modalità di utilizzo.
Finestra Essential
Il livello essenziale riduce le impostazioni a 5 sezioni:
- Audio Settings
- Guitar Settings
- Output Visualisation
- Output
- Mixer.
La sezione Audio Settings permettono di scegliere la periferica d’ingresso, quella d’uscita, i canali di I/O, la frequenza di campionamento e il relativo buffer size. Questi ultimi due valori gestiranno la latenza totale del software che va regolata almeno a 256 campioni (5,8 ms a 44.100 kHz di fc), per avere in cambio una livello di interazione senza fastidiosi ritardi di segnale. Questa sezione, nella versione plug-in è chiamata “Plugin Status” e mostra solo le opzioni scelte nella finestra delle impostazioni della scheda audio della DAW che sta ospitando MIDI Guitar.
In Guitar Settings si trovano le impostazioni più importanti, dove si può decidere infatti la sensibilità del segnale in ingresso che dovrà essere trasformato in nota MIDI. Il cursore Sensitivity permette di impostare il grado di riconoscimento delle note, che può andare da molto basso a molto alto: più si sposta il cursore verso destra più la finestra Output Visualisation mostrerà note riconosciute.
Occorre essere molto precisi nell’impostazione, dato che dipende molto da come si suona lo strumento. Se il livello è troppo basso, rischiamo di veder riconosciute poche note e comunque per far funzionare il tutto saremo costretti a suonare le corde in maniera pesante. Se invece il livello è troppo alto, la sensibilità potrebbe essere tale e tanta da produrre un numero eccessivo di note riconosciute.
Un pratico pulsante permette di disattivare il riconoscimento e la relativa trasformazione in dati MIDI del pitch bend. Come si vedrà più avanti in dettaglio, se il numero di valori di pitch bend è troppo alto, si possono avere maggiori difficoltà nell’effettuare determinati passaggi musicali.
La finestra di Output Visualisation è li appositamente per farci capire il grado di intensità delle note riconosciute e la stessa può essere usata per mostrare l’accordatore (anche polifonico) oppure il nulla, nel caso avessimo necessità di risparmiare potenza di elaborazione del computer.
La sezione Output mostra il percorso che si deciderà di assegnare al segnale in ingresso. Si può farlo uscire verso uno strumento virtuale (del quale possiamo anche vedere l’interfaccia e gestire i preset), attraverso un effetto plug-in (o diretto) e, infine a quale output MIDI, nel caso volessimo ruotare il segnale verso un altro software o un’interfaccia MIDI che ci colleghi con un modulo sonoro esterno.
Le impostazioni della sezione Mixer, infine, permettono di scegliere i livelli di volume delle tre uscite appena descritte. Il mix di queste impostazioni e di quelle della sezione Guitar Settings permettono di regolare al meglio l’interazione tra hardware e software.
Finestra Advanced
La sezione Advanced, come è facile intuire, permette di avere impostazioni aggiuntive più dettagliate di alcune sezioni, oltre a dare un aspetto più sobrio all’interfaccia grafica che passa da bianco su nero (o per meglio dire, grigio su nero) a un più rilassante nero su bianco.
I colori e il set di caratteri rendono l’aspetto del programma molto moderno e diverso da quello che viene offerto da altri prodotti, con il risultato però alle volte di apparire poco fruibile, in questo senso forse avremmo preferito la possibilità di scegliere fra diverse “skin” e set di colori anche se, d’altro canto, questa personalizzazione della GUI permette di superare le limitazioni, in senso sia positivo che negativo, offerte dal sistema operativo che ospita il programma il quale avrà di conseguenza avrà lo stesso aspetto su qualunque sistema girerà (OSX o Win).
Le opzioni aggiuntive nella finestra Advanced sono dedicate principalmente al riconoscimento e all’output, qui con impostazioni più specifiche. Per quel che riguarda il riconoscimento, la sezione Recongnition permette di impostare altri parametri del sistema come il livello di sensibilità che può essere deciso nota per nota tramite la finestra Setup.
La sezione MIDI Settings permette di impostare il tipo di riconoscimento (mono o poli), il modo di funzionamento del pedale sustain (normale o a switch fra due suoni, uno di accompagnamento e l’altro di lead) e di attivare il MIDI Learn per rendere controllabili alcune parti dell’interfaccia come quelle che vedete nella figura seguente.
La sezione MIDI Pitch Bend/Shift permette di gestire nel dettaglio il Pitch Bend che può essere anche qui attivato o disattivato e regolato da 1 a 12 semitoni. È chiaro che queste impostazioni devono essere fatte pensando a quelle dello strumento MIDI che suonerà, non ha molto senso impostare un valore di due semitoni quando lo strumento è regolato su un’ottava. Infine il valore di trasposizione (Shift), che può essere impostato per semitoni od ottave, è molto utile per regolare velocemente l’ottava dello strumento virtuale che stiamo suonando con la chitarra. Il riconoscimento delle note di questa tipologia di apparecchi sia hardware che software, è notoriamente migliore sulle ottave medio alte, in questo modo non saremo costretti a far riconoscere le note più basse della chitarra, nel caso volessimo simulare un basso.
La sezione Output è qui divisa in tre finestre più dettagliate (che potete vedere in figura), una per l’instrument, con regolazione del gain e scelta dello strumento/programma, l’altra per l’Amp/Effect con regolazione del gain e la scelta dell’effetto e del programma, e infine la sezione MIDI Output, che regola al meglio l’uscita MIDI, controllando il livello della Velocity, permettendo di impostare una curva di intervento, un po’ come per le tastiere MIDI, e gestendone l’uscita, che può essere indirizzata anche verso un cavo virtuale con il quale collegare altre applicazioni (che magari non supportano MIDI GUITAR come plug-in).
Importante, nella sezione Advanced, la possibilità di salvare un file Project che potrà essere ricaricato all’occorrenza.
Macchine MIDI?
La sezione chiamata MIDI Machine permette di impostare degli effetti MIDI che possono includere arpeggiatori, harmonizer, accordature diverse da quella standard e qualunque altra cosa possa essere creata nel dominio del protocollo MIDI. La programmazione funziona tramite un sistema di scripting open source chiamato LUA (http://www.lua.org/about.html). Si possono usare gli script già inclusi, una quindicina, per imparare il sistema, e potrebbe essere addirittura un buon modo per iniziare a capire le basi di un linguaggio di programmazione che, in questo caso, è composto da sei funzioni in ingresso principali: OnStart, OnNote, OnBend, OnAftertouch, OnControl, OnFrame. I nomi sono abbastanza auto esplicativi, e ciascuna funzione verrà richiamata quando accadrà uno degli eventi relativi, nell’ordine: all’avvio della MIDI machine, non appena una nota viene suonata, appena viene intercettato un evento pitch bend, appena c’è un evento After Touch, quando c’è un evento di Control Change, e, infine, “OnFrame”, ovvero cosa deve accadere ogni volta che un frame audio viene riprodotto (ogni pochi millisecondi).
Il sistema è talmente semplice che, una volta stabilita la funzione in ingresso da utilizzare, basta decidere quella in uscita tra Note, Bend, Control e Aftertouch, e abbiamo già una base per creare una MIDI Machine elementare con la quale arricchire le funzionalità di MIDI Guitar.
Infine, la sezione Plugins permette di effettuare la scansione dei plug-in presenti nel nostro sistema, che vengono naturalmente divisi in effetti e strumenti e in AU e VST. La scansione impiega non poco a verificare tutti i plug-in, come avviene in qualsiasi DAW la prima volta che la attiviamo, per fortuna il software offre la possibilità di aggiungere anche un solo plug-in per volta. In ogni caso, dall’elenco finale sarà possibile impostare quali visualizzare nelle finestre di selezione all’interno di MIDI Guitar.
La prova pratica
Non abbiamo voluto fare un video perchè YouTube ne offre già alcuni molto interessanti che sono stati riuniti in questa playlist
All’atto pratico si può approcciare MIDI Guitar in due modi, uno con spirito da sperimentatore per la ricerca di nuove sonorità, quello che secondo noi è più interessante, e l’altro per la ricerca di un sistema alternativo alla tastiera musicale classica per inserire note MIDI all’interno di una workstation digitale senza usare una normale tastiera.
In entrambi i casi il lavoro da fare per rendere efficace il prodotto è nel setup iniziale, in modo da trovare la giusta combinazione nelle impostazioni ed essere così in grado di lavorare correttamente. L’aiuto in linea, rappresentato dal classico punto interrogativo che si trova vicino ad ogni funzione, è abbastanza esplicativo seppur in inglese, un consiglio è di leggerlo attentamente se ci sono dei dubbi su come funzionano alcuni aspetti del software. Una regolazione sbagliata infatti compromette le funzionalità e rende inutilizzabile il programma che potrebbe apparire “non funzionante”, niente di più sbagliato e può essere un buon inizio partire dalla finestra Basic.
Un altro particolare non di poco conto è che occorre suonare la chitarra in maniera netta e precisa, con un suono clean, possibilmente collegati direttamente all’ingresso della scheda audio o dell’interfaccia per chitarra (come iRig di IK Multimedia o Jam di Apogee). Quindi qualsiasi collegamento con cavi jack da 1/8 di pollice non produrrà risultati, come suggerito dalla stessa casa produttrice. Il cursore che regola la sensibilità va dosato e provato a seconda del nostro modo di suonare e, per facilitare il lavoro di conversione in dati MIDI, potrebbe essere utile disabilitare il pitch bend, se non strettamente necessario, rinunciando così al glissando in favore di una stabilità nel riconoscimento della nota. Se imitiamo un pianoforte, come nel video inserito in questo articolo, non ne abbiamo certo necessità! Inoltre, se il livello di sensibilità è alto, l’altezza del suono tende a non essere stabile e quindi a variare di continuo, generando dati MIDI in abbondanza e obbligando chi suona a essere troppo preciso sulle corde snaturando l’approccio allo strumento stesso.
Lo qualità dello strumento usato riveste una importanza relativa, perchè per il lato MIDI serve solo come input delle note, per assurdo potremmo usare una chitarra economica e con le corde vecchie con efficacia. Dato che però è possibile usare MIDI Guitar miscelando un plug in FX (come Amplitube, Guitar Rig o Studio Devil) al plug-in VSTi scelto, ovvio che il suono dell’uscita audio ne risentirebbe, e in questo il programma somiglia a una normale DAW: qualità migliore in ingresso, qualità migliore in uscita.
La vera differenza è nella tipologia dello strumento più che nella fascia di prezzo. Le prove sono state fatte con una Gibson Les Paul Custom e una Fender Stratocaster e i pick-up single coil si sono dimostrati molto più efficaci degli humbucker, dopo aver scelto il pick-up al ponte e aver messo al massimo il controllo del tono e del volume. Il riconoscimento delle note suonate non ha dato mai grossi problemi, sia in modalità monofonica che polifonica, ma occorre prestare attenzione al modo di suonare, come detto in precedenza. Per ottenere buoni risultati bisogna essere precisi, soprattutto nelle parti veloci, avendo l’accortezza di scegliere il suono adatto, far suonare un flato come fosse un synth non ha molto senso e quindi va da se che per imitare bene uno strumento musicale tradizionale occorre imitarne il modo di suonare. Nelle parti di tipo “pad”, o “droni” che dir si voglia, è importante anche controllare il decadimento della nota. Uno dei risultati sonori più per chi scrive, è stata la possibilità di usare MIDI Guitar come rinforzo del suono di chitarra, sopratutto accoppiando il suono di un preamp a valvole distorto con un lead synth.
All’interno della DAW il programma diventa una sorta di crocevia di segnali audio e MIDI. Una volta caricato in insert su una traccia audio di Cubase si può usare il software come la versione stand alone, sfruttando quindi gli slot interni per caricare plug-in audio, oppure si può iniziare a giocare con il routing dato che MIDI Guitar viene visto come un ulteriore ingresso MIDI da usare a piacere, permettendo quindi di avere più destinazioni per lo stesso ingresso MIDI che si andranno a sommare a quelle del plug-in stesso: materiale sul quale smanettare all’infinito! 🙂
Conclusioni
JAM Origin ci sembra abbia fatto un ottimo lavoro per portare a disposizione di tutti, e a un costo accessibile, opzioni prima disponibili solo in costosi hardware. Anche se oggi la concorrenza da questo punto di vista vede un abbassamento dei prezzi, un pickup esafonico da applicare alla chitarra mantiene sempre un prezzo superiore (cfr.: Roland serie GK) mentre altri prodotti come alcuni box usb audio to midi funzionano solamente in mono.
Insomma, se suonate la chitarra e volete ampliare il parco suoni, forse è il caso di provare MIDI Guitar, la demo funziona regolarmente anche se con una scelta limitata dei suoni e qualche interruzione. Se cercate di suonare il pianoforte senza una tastiera, va bene lo stesso, ma forse imparare qualche accordo con i classici 88 tasti (o 61, 49, 25…) sarebbe più utile e istruttivo.
Per ulteriori informazioni e la demo:
http://jamorigin.com/products/midi-guitar/
Buone midi-schitarrate a tutti!
cj
Claudio Januario nasce a Londra nel 1967 ma si converte al digitale solo 25 anni dopo diventando “Midifonico, operatore di sistemi di automazione musicale”.
Dal MIDI ai calcolatori il passo è fin troppo breve e oggi crede di poter spiegare agli altri come usare al meglio un computer per creare musica, ma non solo.