Sono bastati pochi video di presentazione e una beta pubblica per far intasare siti social, forum e blog di messaggi nei quali non si parlava d’altro che di questo nuovo software musicale. Abbiamo avuto la possibilità di testare Bitwig Studio per cercare di capire se si tratta effettivamente di un software innovativo, di un ennesimo clone…o entrambe le cose!
A cura di Stefano Danese
L’uscita di Bitwig, la DAW software dell’omonima casa di Berlino, distribuita in Italia da MidiMusic, ha creato molte aspettative tra il pubblico e sembra che il successo di questa workstation sia iniziato ancor prima del rilascio ufficiale avvenuto il 26 Marzo scorso. Anche il sottoscritto si è lasciato un po’ trasportare dalla scia di entusiasmo, dopotutto le novità hanno sempre un certo fascino, ma alla fine mi sono chiesto: come mai tutta questo polverone?
É tutto merito del marketing oppure c’è dell’altro? Prima di trarre le nostre conclusioni, andiamo con ordine e iniziamo la nostra descrizione.
Il programma è disponibile per Mac OS, Windows e Linux, e richiede un minimo di 2GB di RAM per girare. Il resto dei requisiti lo potete leggere nella tabella allegata.
La prima cosa che ci piace sottolineare è la disponibilità multi-piattaforma che include anche un sistema operativo open source come Linux! E’ vero, non è la prima DAW commerciale disponibile per il pinguino, ma rispetto alla filosofia “vintage a tutti i costi” di Mixbus (basato su Ardour) e allo scarno energy XT, qui siamo su un altro pianeta.
Non essendoci differenze fra le varie versioni per i diversi sitemi operativi, per il nostro test useremo proprio Bitwig per linux, testandolo su Kubuntu 13.10 64 bit (un sistema operativo linux derivato da Ubuntu che utilizza l’ambiente grafico KDE), sperando così di incuriosire anche gli utenti più scettici ad avvicinarsi al mondo open source.
Primo avvio
Come per altri software per linux dedicati all’audio, è consigliabile usare Jack, un server audio molto versatile (disponibile gratuitamente anche per OS X e Win qui) che consente di selezionare e configurare la propria interfaccia, impostare la risoluzione del motore audio e gestire il routing dei segnali fra le applicazione grazie alla patchbay virtuale.
Una volta avviato Jack, si lancia Bitwig che si aggancia automaticamente al server Jack e si è pronti ad iniziare.
La prima volta che si avvia Bitwig Studio si viene guidati nella configurazione del software attraverso 3 semplici step grazie ai quali si possono scaricare gli ultimi aggiornamenti e le librerie di campioni, configurare l’interfaccia audio con una gestione delle connessioni a matrice simile a Pro Tools, e infine configurare il controller.
É possibile ritrovare queste opzioni andando nel menù principale Options ? Preferences.
Interfaccia
A prima vista non si può fare a meno di notare una certa somiglianza con l’interfaccia di Live (e non è un caso visto che nel team di sviluppo di Bitwig ci sono degli ex- programmatori di Ableton).
L’area di lavoro è composta dalla finestra principale centrale che può essere commutata nella finestra di arrangiamento, di editing e di mix cliccando sul nome delle relative funzioni in basso a sinistra. Come con Live, si può passare dalla sezione Mix a quella di Arrange usando il tasto TAB.
Sul lato sinistro troviamo il pannello che mostra le informazioni relative alla traccia o all’evento selezionato, a destra c’è il pannello del browser per gli effetti, gli strumenti virtuali, i campioni e i loop.
In basso trova spazio un pannello configurabile per visualizzare gli effetti e gli strumenti virtuali caricati, l’editing della traccia audio o midi (comprese le automazioni) e il mixer.
Tutti questi pannelli si possono nascondere e richiamare con delle semplici shortcut da tastiera che vedremo più avanti o cliccando sui relativi pulsanti.
Inoltre dal menu principale View ?Display Profiles è possibile scegliere la propria configurazione video fra i layout predefiniti in base al numero di schermi che si utilizza, dal singolo monitor del laptop e fino a tre schermi.
Un’altra evidente similitudine con Live è la presenza di un Clip Launcher che può essere visualizzato sia verticalmente nel mixer.
e sia orizzontalmente nella finestra arrangiamento accanto alle tracce.
Nonostante le evidenti somiglianze, l’interfaccia di Bitwig Studio risulta molto piacevole ed efficace nella sua semplicità, forse anche più affascinante di quella di Live.
Un punto di forza di questo software vuole essere l’estrema semplicità di utilizzo, che si può ritrovare anche nei comandi da tastiera molto intuitivi e semplici da ricordare.
Eccone alcuni tanto per fare un esempio:
- a visualizza il pannello delle Automazioni
- b visualizza il Browser
- d visualizza il pannello Devices
- e visualizza il pannello dell’Editor
- i visualizza il pannello Informazioni
- l visualizza il clip Launcher
- m visualizza il Mixer
- o Overview sulla finestra arrangiamento
- p Play
- t focus sulla sezione Tracce
Per quanto riguarda la gestione dei progetti, è possibile tenere contemporaneamente aperte diverse sessioni e navigare tra una e l’altra grazie alla visualizzazione a schede. Questo sistema oltre ad essere molto rapido, permette un’interazione fra le diverse sessioni che nessun altro software al momento permette di fare. Ad esempio si possono spostare intere sezioni di una song tra un progetto e l’altro semplicemente con un drag and drop, senza perdere le catene di effetti eventualmente presenti.
Un altro aspetto degno di nota sono i meter che offrono una lettura molto chiara, sopratutto nella visualizzazione a schermo intero del mixer; inoltre è possibile utilizzare la scala con 0 dBFS come riferimento oppure la scala K-20.
Caratteristiche
Bitwig Studio è molto versatile ed è stato concepito con l’intento di riunire in un unico software i pregi delle altre DAW.
Sarebbe superfluo andare a cercare tutte le fonti di ispirazione presenti in Bitwig Studio, ciò che ci interessa sono le sue funzioni. Dietro la sua semplicità apparente si nasconde una DAW in grado di soddisfare molte esigenze relative alla produzione musicale, dalla registrazione all’arrangiamento, dalla creazione di basi con loop e strumenti virtuali fino alle performance dal vivo. Fin qui nulla di nuovo, tuttavia in Bitwig Studio ci sono alcune caratteristiche uniche che lo rendono un software molto interessante.
La prima è relativa alla stabilità stessa del software che grazie ad un sistema di controllo (sandbox), è in grado di evitare che l’intero sistema vada in crash per colpa di un plugin antipatico.
Controlli: da quando i software sono entrati a far parte della strumentazione live, interfacciarsi in maniera corretta è diventato un aspetto fondamentale.
Per questo motivo gli sviluppatori di Bitwig hanno pensato bene di aggiungere una API aperta per la programmazione dei controller. In questo modo non solo gli utenti, ma anche i produttori di terze parti possono sviluppare ed integrare in Bitwig le mappature dei propri controller. Per farlo c’è anche una guida che spiega passo passo cosa bisogna fare, ma il processo richiede un minimo di conoscenza di programmazione.
Se si vuole semplicemente attribuire un parametro ad un controllo fisico è sufficiente cliccare con il tasto destro del mouse sul parametro, selezionare Learn Control Assignment e muovere il knob o il fader che si desidera assegnare.
Editing: per quanto riguarda l’editing, l’ispirazione non poteva che venire da casa Steinberg. La vista del piano roll e la finestra di editing ricordano molto, infatti, quella di Cubase.
Anche in questo caso Bitwig prende in prestito da Cubase l’idea dell’editing di gruppo (che si può attivare quando si uniscono più tracce in una cartella) e compie un passettino in più, introducendo la possibilità di visualizzare, nella finestra di editing, più eventi contemporaneamente, in modo da poterli editare insieme.
In questo esempio abbiamo attivato la funzione layered editing che si trova in alto a sinistra della finestra di editing, abbiamo creato dei punti chiave sulle singole tracce ed è bastato muoverne uno per copiare l’automazione sulle altre tracce; allo stesso modo è possibile ridimensionare, tagliare, copiare, incollare e così via, più tracce contemporaneamente.
Uno dei motti di Bitwig Studio è quello di essere un programma «fatto da musicisti per i musicisti», il che significa aver semplificato tutta una serie di operazioni alle quali siamo abituati. Ad esempio, non importa specificare se si vuole creare una traccia audio mono o stereo, infatti questa si configurerà da sola in base all’input o al campione che si utilizza; anche i plugins si adattano automaticamente al tipo di traccia, sollevando l’utente dalla possibilità di commettere l’errore di utilizzare un plugin mono su una traccia stereo o viceversa. Per usare una locuzione americana, è un software concepito come “idiot proof”.
Ibrido: in Bitwig Studio ci sono 5 tipi di tracce: audio, instruments, effetti, master e ibride.
Sulle prime c’è poco da dire, mentre la tipologia ibrida permette di gestire contemporaneamente eventi midi e eventi audio su una stessa traccia. Questa necessità serve di supporto alla funzione Bounce In Place grazie alla quale è possibile convertire in audio un evento midi direttamente sul posto.
In questo esempio abbiamo caricato un campione di cassa sulla drum machine, abbiamo disegnato le note midi per “triggerare” il campione e successivamente abbiamo separato e convertito in audio le ultime 4 battute. A questo punto possiamo intervenire sulla sezione audio come meglio crediamo, senza dover creare un’apposita traccia.
L’avvicinamento tra audio e midi è sicuramente uno dei punti forti di questa DAW, e la libertà di interazione tra questi due mondi è resa ancor più semplice dalla possibilità di utilizzare un evento audio nel sampler o per triggerare la drum machines, grazie alle funzioni Slice To Drum Machine e Slice To Multisample. In pratica è una funzione simile a quella presente nelle ultime versioni di Cubase, grazie alla quale si può tagliuzzare un evento audio in accordo con gli hitpoint e convertire gli eventi così ottenuti in note midi alle quali poi è si assegna un instrument.
Solo che qui avviene tutto in maniera quasi istantanea, ed è anche possibile modificare il campione in tempo reale direttamente dalla drum machine.
Come si vede nell’esempio, abbiamo creato un semplice ritmo di cassa e rullante usando dei sample audio, li abbiamo consolidati e poi con la funzione Slices To Drum Machine gli eventi sono diventati note midi. Dalla drum machine è possibile modificare la lunghezza del campione, il volume, l’inviluppo e la curva del filtro, mentre attraverso l’editor midi è possibile modificare il ritmo a nostro piacimento. Immaginate di compiere questa operazione utilizzando una registrazione reale di batteria; avere il pieno controllo dell’audio con la versatilità del midi!
Contenuto del Pacchetto
Si può tranquillamente dire che in Bitwig Studio c’è già tutto quello che serve per iniziare a lavorare e a divertirsi.
Fra i moduli sonori, oltre ad un sampler, ad una drum machine e ad un organo, spiccano FM4 e Polysinth, rispettivamente un sintetizzatore FM e un sintetizzatore analog-style, entrambi serviti con una nutrita quantità di preset.
Per una descrizione approfondita su questi due strumenti vi consigliamo la lettura di questi articoli scritti da quella inesauribile fonte di cultura musicale che è Enrico Cosimi nel suo sito Audio Central Magazine, all’indirizzo: http://www.audiocentralmagazine.com/?s=bitwig
Anche la libreria di campioni è abbastanza fornita, e sopratutto è possibile scaricare liberamente le espansioni fornite gratuitamente dalla comunità di Bitwig. Anche la suite di plugin ha tutto ciò che serve, compreso un transient designer che permette di modificare il rapporto tra attacco e sustain di un suono.
Ma la vera chicca è un processore di dinamica compressore-expander che funziona anche in modalità upward! Credo sia la prima DAW ad integrare di serie un processore di questo tipo, e questo, a mio parere, è un grandissimo pregio vista la qualità di questo tipo di manipolazione dinamica.
Per tutti coloro che temono di dover lasciare i propri plugins preferiti, non c’è pericolo, infatti Bitwig Studio supporta nativamente i VST, mentre per gli AU e i LADSPA bisognerà aspettare le versioni successive.
Considerazioni
A questo punto sarebbe bello poter dire che finalmente è arrivato il software che tutti sognano, ma (almeno per ora) non è così. Non dimentichiamoci che si tratta di una versione 1.0.X (1.0.13 nel momento della pubblicazione di questo articolo) ancora con qualche bug evidente, nonostante non si sia mai piantato durante il nostro test. Il team di sviluppo è costantemente a lavoro, basti pensare che da quando abbiamo iniziato a scrivere sono usciti diversi update.
La strada verso la perfezione è ancora lunga, tuttavia quello che abbiamo visto ci è piaciuto e le premesse sembrano tutte ottime.
Il percorso verso la semplificazione è sinonimo di un cambiamento di mentalità e di approccio verso i software musicali, e “semplice” in questo caso non significa “povero”, anzi. Il lavoro degli sviluppatori per rendere user friendly una DAW con caratteristiche così complesse, credo sia tutt’altro che semplice.
Sicuramente Bitwig, che viene spesso paragonato ad Ableton Live, è testimone di una nuova generazione di software che si contrappone alla consolidata tradizione rappresentata da Pro Tools, Cubase, Logic, Digital Performer, Sonar (nati come alternativa ai registratori analogici e ai mixer da studio) e che viene incontro alle esigenze della produzione musicale odierna, sempre più loop-izzata e virtualizzata, in cui la DAW diventa anche e soprattutto uno strumento creativo a sè stante.
La prospettiva di chi scrive quindi, è quella di un utente di lunga data dei software citati, ed è sembrato giusto mantenere questa visione da usare come contrappunto a quella degli utenti più elettronici che, come detto, vedono in Bitwig una evoluzione di Live.
Non ci resta che aspettare e seguire l’evoluzione di questo software che, come esordiente, ha dimostrato grandi doti.
Salutiamo i lettori con un brano gipsy jazz registrato dal vivo dal gruppo romano Radical Gipsy (http://www.radicalgipsy.com) insieme al violinista Florin Niculescu la scorsa primavera, e che ci siamo divertiti a missare con Bitwig Studio.
Buon ascolto!
Per scaricare la Demo di Bitwig e per tutte le altre informazioni
- https://www.bitwig.com/en/bitwig-studio/download.html
- http://www.midimusic.it/modules/catalogo/product.php?pid=768
Infine, una serie di video selezionati da YouTube e messi in una playlist sul canale YT di cubase.it
Buoni test a tutti!
Stefano Danese
Musicista e appassionato da anni di Hard Disk recording, ha partecipato a corsi di formazione per tecnici del suono ed è diplomato in Musica Elettronica con indirizzo “Tecnico di sala di registrazione” presso il Conservatorio di Frosinone.