Mixer e dintorni 1 (prima parte di 3)

Mixer e dintorni
Inizio ora una serie di tutorials su quello che definirei il “sistema nervoso” di Cubase: la pagina mixer.

Il lavoro inizia su Cubase SX 3, ma lo integrerò, se necessario, su Cubase 4 non appena quest’oggetto del desiderio mi capiterà sottomano.
Nella prima parte ho inserito alcune nozioni di carattere generale, utili per comprendere le funzioni di un mixer.
a cura di cubaser

 

Parte prima:
Propedeutica (parolone che sta a significare: alcune nozioni di base), Glossario (altro parolone, descrizione della terminologia: fa parte del contratto, più paroloni ci infilo e più Cj mi paga 🙂 ) ed Ermeneutica (trionfo finale, offro una cena a casa mia a chi indovina che vuol dire)

 

Figura 1 - clic per ingrandire
Figura 1 – clic per ingrandire
La configurazione del mixer di Cubase rispecchia sostanzialmente l’impostazione standard di un mixer tradizionale. Un canale di un qualsiasi mixer è definito convenzionalmente come Channel Strip e contiene svariati controlli, utili ad acquisire ed elaborare un segnale di ingresso. I controlli sono raggruppati in senso logico, in colonna dall’alto verso il basso, e mostrano, visivamente, proprio il percorso (strip=striscia) del segnale dal momento in cui entra nel mixer al momento in cui è inviato all’uscita.

 

I principali controlli, che con poche eccezioni, si ritrovano su qualsiasi mixer, sono, a partire dall’alto:

 

GAIN: (nel nostro esempio chiamato TRIM), serve ad adattare il segnale allo stadio di ingresso del canale; un accoppiamento non corretto fra la sorgente di segnale e il mixer può generare rumore di fondo o distorsioni.

 

AUX: mandate o send. Inviano il segnale dall’ingresso a percorsi ausiliari per scopi elaborativi, ad esempio effettistica, o di monitoraggio; Possono assumere due configurazioni, PRE fader o POST fader, vale a dire che il segnale può essere prelevato prima o dopo il controllo di volume, switchabili tramite un apposito comando: nel primo caso, il segnale bypassa il restante percorso e viene inviato così com’è al dispositivo esterno. Questo significa che ulteriori interventi sul segnale, sia di eq che di volume, non influiscono su ciò che viene inviato tramite l’aux send in PRE fader. Questa proprietà è utile ad esempio, per funzioni di monitoraggio, nel caso venga impiegato per inviare un segnale in cuffia ad un musicista. Qualsiasi cambiamento o modifica fatto in regia sul suono (soprattutto il volume) non influenzerà l’ascolto del musicista. La modalità POST fader è utile, invece, nel caso si voglia inviare un segnale ad un effetto esterno, ad esempio, un riverbero. Una volta stabilito il corretto rapporto tra il segnale e l’effetto, aumentando o diminuendo il volume del segnale aumenterà o diminuirà anche la quantità del segnale stesso inviata tramite la mandata aux, in modo da mantenere costante il rapporto. Lo stesso concetto vale per l’equalizzazione eventualmente presente.

 

EQ: sezione dedicata all’equalizzazione, serve a modificare il contenuto armonico del segnale. Un equalizzatore è un filtro che permette di incrementare o decrementare una certa frequenza. Sui mixer sono presenti sostanzialmente due tipi di equalizzatori: SHELVING, in cui la frequenza di intervento è fissa, e PARAMETRICO, in cui è variabile.
L’eq Shelving è usato normalmente sulle bande estreme (generalmente centrato sui 100 e sui 10-12.000 hz); l’ eq. Parametrico è molto più fine e “mirato” in quanto permette di selezionare con precisione la frequenza di intervento. Solitamente ha 3 parametri: Gain (quantità di intervento) Freq (frequenza di intervento) e Q, o campanatura (il grafico di un eq parametrico assomiglia al disegno di una campana), che permette di restringere al massimo l’intervento del filtro.

 

 

La figura 2 mostra l’eq di Cubase. E’ organizzato su 4 interventi, due dei quali, gli estremi, sono di default shelving (ma possono diventare parametrici) e i due centrali sono parametrici.

 

Da sinistra verso destra, possiamo vedere graficamente: l’eq flat. come agisce un intervento di + 10 db shelving sui 100 e 12.000 hz, come agisce sui 2.000 hz un parametrico con campanatura larga o stretta, e infine i due filtri estremi impostati come passa-alto e passa-basso. In pratica, gli eq shelving hanno un intervento che si estende sulle frequenze vicine, così come accade se la campanatura dell’eq parametrico è troppo larga.

 

Figura 2 - clic per ingrandire
Figura 2 – clic per ingrandire
Restringendo la campanatura si restringe l’intervento sempre più alla sola frequenza desiderata; I due segmenti estremi dell’eq. di cubase possono essere anche configurati come passa alti e passa bassi. Così, selezionata una frequenza di intervento, un filtro passa alti taglierà tutto quello che è al di sotto della frequenza prescelta e un passa bassi al di sopra. La tipica applicazione di un filtro passa alti si ha dal vivo: molti mixer sono provvisti di un tastino che elimina le frequenze basse, generalmente al di sotto degli 80 Hz, fonti di guai ad esempio, sui palchi in legno, o per ripulire un canale microfonico dai rientri del basso, eccetera. Nella nostra fig. 1 è un tastino denominato “low cut”, tarato sui 75 hz.

 

 

Una bella descrizione di come agisce un eq, e dei vari tipi di eq, si trova qui:
http://digilander.libero.it/salfim/lucidi/equalizzatori%20e%20filtri.pdf

 

La sezione successiva raggruppa tutti i controlli che si occupano di inviare all’uscita del mixer il segnale: il pulsante di MUTE, la cui funzione è ovvia, il potenziometro PANoramic POTentiometer, serve a posizionare il segnale in una precisa zona dell’immagine stereofonica, il pulsante SOLO, che isola in preascolto il canale, i pulsanti per l’assegnazione ai bus di uscita e il volume di traccia.

 

Un discorso a parte merita il sistema di assegnazione alle uscite o ROUTING. L’esempio che segue è tratto da un sito che trovo decisamente ben fatto, e vi invito a spulciare: http://www.record-producer.com. Pensate di avere un cavo per strumento o microfono: esso porta UN segnale da UNA uscita ad UN ingresso, per analogia, è come un taxi, porta un passeggero verso una destinazione.

 

Tuttavia, un autoBUS (deriva proprio da lì!) è un mezzo più versatile: porta più persone verso una o più destinazioni. Un mixer dispone di un certo numero di canali di ingresso, ma anche di un certo numero di canali di uscita. Tramite i BUS è possibile quindi inviare uno o più canali di ingresso a una o più uscite, anche contemporaneamente. I BUS di uso più comune sono le mandate AUX appunto e i GRUPPI.

 

Naturalmente, anche l’uscita stereo Master di un mixer è un BUS, come lo è l’uscita, che si trova in molti mixer, denominata CONTROL ROOM. Avere molti bus in un mixer aumenta laflessibilità operativa e offre notevoli possibilità, anche creative. I GRUPPI ad esempio, sono adoperati in fase di registrazione per inviare più segnali ad uno stesso ingresso del registratore, e in missaggio possono essere utilizzati per raggruppare canali simili (ad esempio delle tracce di cori) in modo, una volta sistemati i volumi relativi, da poter alzare od abbassare contemporaneamente più canali con un solo cursore, oppure dare loro il medesimo ambiente senza dover regolare le mandate dei singoli canali, o, ancora, dare un equalizzazione generale; ci sono moltissime applicazioni.

 

Fa parte del channel strip anche un elemento che in realtà non è visibile come potenziometro o cursore, ma riveste una certa importanza: l’ INSERT. Come dice il nome è un punto di inserzione che viene usato per inserire all’interno del channel strip uno o più processori. L’insert è un ingresso/uscita (si tratta di una presa jack stereo, in cui il segnale di ingresso esce attraverso la punta, TIP, di un jack stereo che si biforca in due cavi mono, entra in un processore esterno, e ritorna al canale attraverso la parte centrale del jack stereo, RING). Viene usato un cavo apposito, detto cavo a Y, che ad una estremità ha un jack stereo a cui sono saldati 2 cavi che terminano con un jack mono. Lo scopo di un insert è quello di trattare un segnale dopo lo stadio di preamplificazione, ma prima che passi attraverso la sezione aux, eq e master del canale. In questo modo, un compressore applicato in insert su un microfono interverrà subito dopo il primo stadio di preamplificazione, e qualsiasi intervento successivo nella catena audio non ne influenzerà le caratteristiche. Se, infatti l’insert avvenisse, poniamo, dopo la sezione EQ, interventi su questa sezione modificherebbero senz’altro la soglia di intervento del compressore.
A dire la verità, tanto per complicare le cose, questo effetto potrebbe essere voluto: si tratta del famoso SIDECHAIN, l’innesco di un compressore non da parte del segnale che deve essere trattato, ma da parte di una seconda sorgente sonora; vedremo più avanti nel dettaglio questa tecnica.
(1 di 3 – continua)

 

Alla prossima puntata!
cubaser

 

Mixer e Dintorni, Seconda Parte

Mixer e Dintorni, Terza Parte

 

Cubaser è Valerio Nigrelli, inizia prestissimo a farsi le ossa nei service audio scaricando furgoni di attrezzature.

Appassionato di home recording lavora nel campo ormai da circa 20 anni. Dal giugno del 2005 ha raggiunto col nickname cubaser (visto il suo sviscerato amore per questo software) la comunità dei forum di cubase.it.

Potete scrivergli su valerionigrelli@cubase.it
Potete navigare fino al suo sito www.valerionigrelli.it
Potete andarlo a trovare nel suo negozio:

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